Rassegna stampa

A Firenze è allarme rosso per la Fiera

Il futuro di Firenze Fiera si gioca in pochi numeri. Sono quelli del bilancio 2004, che i vertici della società, il presidente Alberto Bianchi e l’amministratore delegato Pietro Marchini in testa, stanno elaborando e che nei primi mesi del prossimo anno passeranno al vaglio e all’approvazione del consiglio, in scadenza nella primavera del 2005. Una partita complessa, quella del rinnovo della governance del polo espositivo e congressuale del capoluogo toscano, controllato all’89% da Regione (con più del 30%), Camere di commercio ed enti locali di Firenze e Prato, e per l’11% da soci privati (categorie e banche), difficile per motivi di equilibrio politico locale e delicata per l’impatto che avranno i numeri dell’attuale esercizio.
Firenze Fiera, secondo le stime della stessa società che “Il Sole-24 Ore CentroNord” è in grado di anticipare, chiuderà il 2004 con un fatturato di 17,5 milioni, in flessione rispetto ai 18,3 dell’anno precedente. Il margine operativo lordo dovrebbe migliorare, passando da 1,4 a 1,9 milioni, e la perdita (ormai una costante per il polo fieristico fiorentino) è previsto che si riduca: dagli 862mila euro del 2003 a 525mila euro. Su questo risultato, però, grava una nube minacciosa: se gli investimenti in promozione (1,7 milioni) non fossero spalmabili su più esercizi, come nelle intenzioni di Marchini, il rosso del 2004 finirebbe per raddoppiare il dato negativo del 2003. Per l’amministratore delegato, già contestato da una parte del fronte politico e da molti dei principali operatori, la situazione diventerebbe insostenibile.
“Abbiamo tentato con difficoltà sia di raggiungere un risultato di bilancio accettabile, sia di realizzare il salto qualitativo che ci era stato chiesto dagli azionisti, passando da un’attività di mero affitto di spazi a un ruolo più strategico per l’economia del territorio – dice Marchini -. Al di là delle polemiche locali, spesso dettate da atteggiamenti di chiusura di chi non ha visto di buon grado certi cambiamenti nel nostro modo di operare, credo che oggi siamo a metà del percorso e che la missione assegnataci potrà essere completata nel corso del prossimo esercizio”.
I numeri, però, parlano chiaro: Firenze Fiera non cresce e non produce reddito: “C’è stata un’azione di razionalizzazione delle fiere, con alcune cancellazioni e tre nuove iniziative, a cui se ne aggiungeranno altre quattro nel 2005”, puntualizza l’Ad. Resta il fatto che, mentre gli altri corrono, il polo fiorentino appare fermo: la seconda più importante manifestazione di Pitti Immagine, PittiCasa, è stata sospesa e anche Prato Expo di settembre potrebbe lasciare la Fortezza per unirsi agli altri distretti del tessile in un’unica grande manifestazione a Milano. Moda Pelle, la fiera della pelletteria, ha chiuso, mentre è incerta la sorte di Florence Gift Mart, l’esposizione degli articol da regalo, rinviato al prossimo anno. E sempre più inadeguato sul versante delle infrastrutture, dove sono attesi interventi per quasi 40 milioni, ma ancora non è partito nulla (vedere altro servizio).
“La Fortezza da Basso e l’intera area expo rappresentano un asset straordinario per la città: lo scenario internazionale è in rapido cambiamento e le problematiche strutturali che si trascinano da anni rischiano di penalizzare le prospettive di sviluppo”, commenta Raffaello Napoleone, amministratore delegato di Pitti Immagine, le cui manifestazioni pesano per il 12% sul fatturato complessivo del polo espositivo e il 40% sui soli ricavi fieristici. Proprio Pitti potrebbe diventare lo snodo del futuro assetto gestionale e operativo di Firenze Fiera. “Prima di parlare di rinnovo del consiglio d’amministrazione o di governance diverse è indispensabile che gli azionisti ridefiniscano alla luce delle necessità la missione di Firenze Fiera, precisandone compiti e responsabilità – puntualizza Sergio Ceccuzzi, presidente di Assindustria Firenze e di Confindustria Toscana -. Soltanto dopo si potrà affrontare il capitolo di come e a chi affidare la gestione della società per il prossimo mandato”. E, a quel punto, il bilancio 2004 avrà un peso decisivo.

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