Rassegna stampa

Mi-To, “fiera” delle differenze

I primi effetti della futura alleanza tra Torino e Milano cominciano a delinearsi. Ma non sembrano essere proprio brillanti per Torino.
Il recente studio curato dall’economista Giuseppe Russo individuava nel settore fieristico uno dei possibili campi della cooperazione tra le due città? E Alfredo Cazzola, patron del Lingotto Fiere di Torino rileva che la capitale subalpina non potrà pensare di competere con le strutture del nuovo centro fieristico milanese. Dunque le grandi manifestazioni andranno a Milano e le iniziative di nicchia, se non di secondo piano, saranno confinate al Lingotto. Le due strutture fieristiche non appaiono confrontabili: “Le dimensioni del Lingotto Fiere – spiega Cazzola – sono troppo piccole per ospitare grandi eventi. Il Centro torinese dispone di 25mila metri quadrati netti mentre il limite minimo, per una grande fiera, non può scendere sotto i 40mila metri quadrati”. Certo, in prospettiva potranno aggiungersi gli spazi dell’Oval, cioé dell’impianto che sarà utilizzato per alcune gare delle Olimpiadi del 2006 per essere poi destinato a ospitare manifestazioni fieristiche. Ma la situazione complessiva non verrà rivoluzionata per questo. Innanzitutto perché, ufficialmente, non è neppure mai iniziata una trattativa per accorpare le due strutture: il Lingotto Fiere, di Cazzola, con l’Oval (pubblico). Così come non si è più avuta traccia dell’intervento pubblico nella compagine azionaria del Lingotto Fiere.
“Da oltre un anno – ricorda Cazzola – si parla di acquisto, da parte degli enti locali, del polo fieristico torinese. Si è ipotizzato un acquisto delle strutture, oppure una partecipazione. E magari un intervento nella gestione. Ovviamente queste dimostrazioni di interesse ci fanno piacere, ma preferiremmo fossero seguite da atti concreti”. Invece non si è fatto nulla. Anche perché l’assessore regionale che se ne occupava, Ettore Racchelli, è ora alle prese con problemi più complicati sul fronte personale. “Mentre noi, ufficialmente, non sappiamo neppure quanto saranno estesi i nuovi spazi espositivi dell’Oval – aggiunge Cazzola – anche se si parla di 10mila mq netti. Una dimensione che permetterà di far fronte, almeno per il momento, alle necessità di espansione della Fiera del libro e del Salone del gusto”. Ma che, in ogni caso, non permetterà grandi salti di qualità.
“Soprattutto – prosegue il patron del Lingotto Fiere – se si tiene conto che, a 100 chilometri di distanza, la nuova Fiera di Milano offrirà 200mila metri quadrati netti e 400mila lordi”. Dunque nessuna competizione. Meglio adeguarsi al ruolo di città che ospita manifestazioni interregionali. E neanche tutte. D’altronde Torino non è l’unico centro fieristico in cui opera Cazzola con la sua Promotor International. L’imprenditore bolognese, tra l’altro, è recentemente sbarcato a Milano acquistando lo Smau e rilevando una minima quota della Fiera. E ha interessi a Roma e in Emilia. Diventa dunque indispensabile affrontare il problema del polo fieristico sotto l’aspetto imprenditoriale e non con la rabbia per le occasioni perdute o scippate. Perché nessuno scippa alcunché. I centri fieristici attirano o acquistano le manifestazioni più interessanti, così come si acquista un prodotto o un’azienda. E se il sistema Torino non vuole spendere un centesimo, non può protestare per la rinuncia alle manifestazioni più interessanti. Se Torino ha perso il Salone della montagna – dopo i tonfi delle ultime edizioni – e se una manifestazione analoga ha successo a Modena, vuol dire che in tanti hanno commesso un numero impressionante di errori. Per Cazzola, Modena era favorita dall’essere situata sulla direttrice dello sci, quella che porta alle montagne del Veneto, del Trentino, del Sud Tirolo, del Friuli. Ma le Alpi piemontesi e valdostane dovrebbero essere competitive, almeno sul fronte dello sci.
Cazzola ricorda, inoltre, che Torino ha perso praticamente tutte le manifestazioni di carattere motoristico. Conseguenza delle difficoltà della Fiat, ma non solo. E così sono emigrati i caravan, i veicoli industriali, per arrivare alla rinuncia al Salone dell’auto. Mentre il Motor show di Bologna continua a mietere successi. Difficile ipotizzare che i collegamenti ad alta velocità con Milano possano migliorare la situazione. Perché se le fiere rimaste – tranne poche eccezioni – sono di scarso impatto, il treno veloce potrà favorire un incremento di pubblico per la Fiera del libro e per il Salone del gusto, forse per il Salone del vino (quest’ultimo sarà rilanciato da un impegno comune di Promotor e Regione: dal 2007 sarà a cadenza biennale e si alternerà probabilmente con il Salone del gusto).
Ma saranno molto più numerosi i torinesi in partenza per Milano. Lo si è visto con gli artigiani, in vista di Progetto & Arredo. Iniziativa intelligente, con costi ridottissimi per lo spazio degli stand, grazie all’intervento della Regione. Eppure le adesioni sono state poche rispetto al valore dell’iniziativa e molti artigiani hanno chiesto di essere finanziati per andare a esporre a Milano. Su queste basi, lo sviluppo è pura utopia. E anche la prima edizione di Infrastructura, che si svolgerà a marzo e sarà dedicata all’innovazione nelle infrastrutture e nella mobilità, potrebbe rimanere l’unica, se non si correrà ai ripari.

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