
Natale, trampolino per l’artigianato
Il pastore napoletano che può costare 600 euro e la scenografia presepiale 8mila. Il diamante che, secondo la moda, è incastonato al contrario, “con la piramide in su” e gli zaffiri rosa del Borgo Orefici. I cammei di Torre del Greco, che dalle pose antiche conquistano il gusto moderne, con volti di donna e miti stilizzati. Ma anche le sete di San Leucio (Caserta), per chi approfitta delle feste per ritoccare il salotto buono, e il “made in Sannio”, con l’artigianato del Beneventano. Infine, siamo a Natale, l’immancabile concessione enogastronomca.
“Regalando”, la fiera natalizia promossa dall’azienda speciale della Camera di commercio di Napoli (presieduta da Gaetano Cola) “Proteus”, si terrà dal 17 al 19 alla Mostra d’Oltremare, nel capoluogo campano. Per questa terza edizione sono attese oltre cento aziende e 50mila persone. E, aprendo le porte alle Pmi dell’artigianato tipico di Benevento e Caserta, affronta il “pretesto del Natale” come trampolino. “Nel futuro dell’artigianato napoletano – dice il presidente di Proteus, Michele Lomuto presentando l’evento – potrebbero esserci la Maison d’Object di Parigi, gli stand di Las Vegas per l’abbigliamento e il banco di prova giapponese, a Kobe, per l’oreficeria”.
Nella provincia di Napoli sono 29.857 le aziende del comparto, con 60mila unità lavorative; in tutta la Campania si contano 76.524 Pmi e 170mila addetti. Vero e proprio sponsor dell’artigianato napoletano e campano, Proteus ha stanziato 200mila euro per “Regalando”. Ora pensa al debutto in fiere internazionali e ha già contatti in Gran Bretagna, Germania, Usa, Canada e Giappone. Gli artigiani che esporranno a dicembre sollevano problemi di sempre: il sommerso, che secondo proiezioni riferite dal progetto Cuore dovrebbe ammontare a un terzo delle cifre complessive; e la frammentarietà del lavoro, che in qualche caso rende difficile il consorzio. Alla fiera saranno presenti realtà consolidate, come Assocoral di Torre del Greco, 60 aziende dedite alla lavorazione del corallo, “che raccolgono il 70% del fatturato nei mercati stranieri”, dice il presidente Mauro Ascione. Oppure il Borgo Orefici, 80 imprese che, spiega Roberto De Laurentiis, “attendono la riqualificazione del quartiere per febbraio e il bando promesso dal Comune di Napoli e dalla Regione Campania per sostenere l’emersione di piccoli artigiani”. Accanto a questi, gruppi che stentano a decollare. Il Capan, ad esempio, consorzio artigiano del presepe artistico napoletano, unico del settore, costituito da quattro-cinque aziende. “Regalando serve anche a questo – dice il presidente Alfredo Molli – a invogliare gli artigiani in regola ad aderire al consorzio e indurre gli altri a uscire dal sommerso”. Alle piccolissime aziende del presepe, non conviene sempre la scelta consortile: “La lavorazione si è specializzata in singoli episodi – aggiunge Molli, che riproduce i presepi del Settecento napoletano – l’incastonatura degli occhi di vetro, la modellatura delle teste di terracotta, l’intaglio di mani e piedi in legno. Sono pochi quelli che, come me, realizzano un presepe da soli, dalla capanna all’occhio del pastore”.