
Quando il Lingotto sognava
Nel segno della Lancia Thema e di Vittorio Ghidella. Si apriva all’insegna di un modello e di uno dei principali uomini Fiat, vent’anni fa, la prima edizione del Salone internazionale dell’auto domiciliata al Lingotto, trasformato in quartiere fieristico e chiamato a sostituire – dopo quasi un secolo di onorata carriera – Torino esposizioni.
Era il 14 novembre 1984, forse uno degli ultimi “ruggiti” della Torino a quattro ruote. Una sorpresa per gli addetti ai lavori e quasi un regalo per la città, che improvvisamente rientrava nel pieno possesso, quasi meravigliata, di uno dei luoghi simbolo della sua storia. “Nel 1982 – racconta Alberto Bersani, direttore Anfia in quegli anni e oggi presidente del Consiglio dei seniores di Torino – ci eravamo ormai resi conto che la superficie di Torino esposizioni non poteva più contenere in modo adeguato il Salone dell’auto”.
Le quattro ruote, infatti, avevano un disperato bisogno di spazio: “A partire dalla primavera ’83 passammo in rassegna – continua Bersani – diverse alternative, come il campo volo o l’area che oggi ospita il centro commerciale delle Gru”. Ma l’alternativa “naturale” era senza dubbio il Lingotto, con i suoi 50mila metri quadrati coperti abbandonati dal 1982, quando di qui erano usciti gli ultimi esemplari della Campagnola, il fuoristrada di casa Fiat; senza contare il valore e il fascino esercitato dallo stabilimento, costruito tra il 1917 e il 1920 su disegno di Giacomo Mattè Trucco.
“Peccato che proprio in quel periodo – ricorda Bersani – i vertici del Gruppo stessero mettendo a punto nuove prospettive per lo stabilimento; non a caso era stato bandito un concorso internazionale di idee”. Dunque si navigava a vista: “Le settimane passavano – dice l’ex direttore Anfia -, l’appuntamento primaverile con il Salone si avvicinava e non riuscivamo a trovare una ricollocazione degna. Avevamo bisogno di un colpo di fortuna”.
Fortuna che, qualche mese dopo, si sarebbe presentata sotto una veste inttesa. Nell’ottobre 1983, mentre si era iniziata – tra il malcontento di molti espositori – l’assegnazione degli spazi per la sede del Valentino, dall’amministratore delegato di Fiat Auto Vittorio Ghidella arrivò in Anfia una richiesta precisa: rinviare il salone all’autunno, per consentire l’anteprima mondiale della Lancia Thema. “Non avevamo scelta – fa notare Bersani -, un anteprima, in quegli anni, era un boccone troppo ghiotto per essere rifiutato. Ma occorreva trovare un motivo valido per giustificare lo slittamento e rivedere il calendario fieristico internazionale dell’auto”. Di qui l’intuizione: “Solo l’allestimento di una nuova sede – spiega Bersani – più accogliente e spaziosa di quella di Torino esposizioni, poteva rappresentare una ragione credibile”.
Detto fatto, nel dicembre 1983 l’annuncio alla stampa dell’imminente trasloco e di lì a poco il via alla trasformazione del sito, curata – tra gli altri – da Mario Piovano (oggi vice direttore dell’Agenzia Torino 2006) per Fiat Engineering. In 300 giorni, al posto dei nastri trasportatori e delle fosse per gli sfridi delle presse si aprì un enorme scatola vuota. A inaugurare il nuovo corso, le otto lettere in formato gigante disegnate da Roberto Gabetti e Aimaro d’Isola: posizionate all’ingresso, in parte in piedi e in parte ancora rovesciate, portavano con sé il simbolo della rinascita del grande stabilimento.
Ma il successo più grande doveva arrivare dal pubblico. “Tra il 14 e il 29 novembre – conclude Bersani – furono oltre 650mila le persone che varcarono i cancelli. E la maggior parte di loro erano torinesi, accompagnati da mogli e figli: finalmente potevano reimpossessarsi della “loro” fabbrica”.