Rassegna stampa

“Shanghai, Verona d’Oriente”: così i cinesi attirano le industrie

MILANO *c La produzione continua a calare ma le calze restano un punto di forza del made in Italy. Le aziende italiane rafforzano i marchi e la delocalizzazione per continuare a competere di fronte all’attacco dei Paesi a basso costo del lavoro. Il primo è la solita Cina, che non si accontenta di copiare i modelli e le tecnologie: adesso copia anche le fiere e pubblicizza il salone di Shanghai con lo slogan “Verona d’Oriente”. Perché Verona ospita ogni quattro anni la fiera più importante del settore, il Fast: la prossima edizione è dal 16 al 19 marzo con 172 aziende del settore, di cui 114 italiane. Ci saranno i produttori di calze ma anche quelli di macchine tessili e filati, vale a dire l’intera filiera della calza.
Nei quattro anni trascorsi dall’ultimo appuntamento sono cambiate molte cose. Un quinto della produzione e un quarto dell’export delle calze da donna sono andati in fumo ma la leadership resta: l’anno scorso i ricavi sono stati di 916 milioni (-1,4%) e le esportazioni sono scese a 514 milioni (-2,8%). Le importazioni aumentano e tra chi acquista ci sono anche molte imprese italiane che hanno scelto di produrre almeno in parte all’estero: il valore è di appena 64 milioni ma in quantità collant e calze straniere coprono un terzo del mercato nazionale.
Le calze maschili hanno numeri più piccoli: la produzione italiana dell’anno scorso è stata di 502 milioni di euro (-4%) e l’export di 165 (-7,8%), poco più del doppio rispetto alle importazioni che però continuano a crescere. “É inevitabile un nuovo equilibrio della produzione mondiale”, dice Luigi Ciocca, presidente di Eventi Moda, la società che organizza la fiera veronese. Anche lui sta dando un contributo al cambiamento: produce calze da uomo nel polo di Brescia e sta per firmare una joint venture con un taiwanese che si è installato in Cina. Da tempo è un mio fornitore ma quando gli acquisti arrivano a un quinto della propria produzione, allora è meglio controllarli direttamente”.
Il polo femminile è a Castelgoffredo, in provincia di Mantova, e anche lì le aziende sono in calo e guardano all’estero come opportunità produttiva oltre che di mercato. “Il futuro della produzione in Italia – dice Ciocca – è per le aziende che hanno marchi forti. La produzione di fascia bassa è sotto la pressione dell’Europa Orientale e della Cina”. Si va all’estero con le tecnologie italiane per la produzione: l’Italia è leader e anche alla fiera di Shanghai due big come Santoni (gruppo Lonati) e Sangiacomo erano in primo piano.

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