Rassegna stampa

Il regista della nuova Fiera

Chissà che Luigi Roth riuscirà a replicare il miracolo del nuovo polo della Fiera di Milano, anche nella partita di Cassa Depositi e Prestiti. Per trasformare la longa manus finanziaria del Governo in quello strumento vero di politica industriale che, secondo Roth, un paese civile non può astenersi dal perseguire. Certo, il personaggio sta avendo in queste settimane delle giornate intense: da una parte, come presidente della Fondazione Fiera Milano, il taglio del nastro di una struttura ciclopica come quella di Rho-Pero, al fianco delle autorità locali, di ministri, oltre che del Presidente del Consiglio.
Dall’altra quel confronto aspro sull’acquisizione del 30% di Terna, sfociato mercoledì mattina in uno scontro tra Roth, vicepresidente di Cdp e rappresentante delle fondazioni nella Cassa, e il Tesoro sulle modalità di acquisto delle quote da Enel. In particolare sulla definizione del prezzo che, in sede di perfezionamento dell’accordo, sarà stabilito secondo un calcolo che comunque comporterà un premio rispetto al prezzo di mercato, senza tuttavia affidare il controllo della società, contrariamente a quanto chiesto da Roth. Uno scontro sfociato in un comunicato, di quelli che fanno notizia non tanto per i contenuti quanto per il fatto stesso che sia stato diffuso, portando fuori della sala del cda un contrasto non componibile.
Quando alza la voce chi abitualmente fa della moral suasion uno strumento professionale e, per così dire, di vita, è il caso di capire da dove nascono le sue convinzioni e il suo stile. Figlio della ricostruzione, Luigi Roth è nato a Milano nel 1940 e cresciuto in uno dei quartieri più colpiti dai bombardamenti della Seconda Guerra mondiale, in via Pasubio, vicino all’Isola, oggi zona alla moda, all’epoca piena di case distrutte e occupate abusivamente da sfollati e diseredati, molti giunti al seguito della Quinta Armata.
Negli anni ’50 Luigi, primogenito di tre figli di famiglia borghese dalle lontane origini ebraiche di ascendenze boeme, entra in oratorio e ne esce uomo di frontiera.
Tanto da farsi accettare da chi lo guardava con diffidenza e diventa figura carismatica per ragazzi di diverse generazioni che frequentavano la chiesa della Madonna dell’Incoronata, dove si incrociavano i destini dei figli di più bisognosi e di chi invece non viveva l’incertezza della cena.
Qui nasce il dovere di testimonianza religiosa e civile, e la capacità di sapersi far carico delle responsabilità: in quegli anni per strappare qualche amico ai bassifondi di via Fiori Chiari, per esempio, per trascinarlo a scuola o in oratorio. Successivamente, ed è il caso di Roth, affrontando sfide imprenditoriali non facili:dalla Pirelli alla Breda, dove da cattolico ha vissuto con disagio prima l’incarico di guidare un’azienda produttrice di armi, poi di gestire il piano di esuberi. Quindi alle Ferrovie Nord Milano e poi all’Ansaldo Trasporti e a Finmeccanica.
Quella di Roth è la carriera di un manager dell’orbita dell’Iri: una fucina di economisti e manager, gravitanti nell’orbita di un cattolicesimo progressista, ma che sa dialogare e mantenere ottimi rapporti anche con le componenti più conservatrici del mondo cattolico. Anche negli ultimi anni Roth si trova a collaborare a stretto contatto con figure non proprio simili, nè a lui nè tra loro: da Formigoni a Cattaneo, da Guzzetti a Tabacci, per non parlare di Albertini e Penati. O i due sindaci di Rho e Pero che è riuscito a coinvolgere in un progetto di riqualificazione di quella parte dell’hinterland milanese, caduto in disgrazia dopo la chiusura delle raffineria.
Da queste parti ora Roth si accinge a raccogliere risultati invidiabili: l’inaugurazione di oltre 200 mila metri quadri di superficie espositiva del nuovo polo della Fiera, 2,2 milioni di metri quadri a disposizione ogni anno degli espositori, grazie a circa 45 mila addetti con introiti complessivi, indotto compreso, per circa 4 miliardi di euro annui. Il tutto autofinanziando il progetto, con il collocamento in Borsa della società (in rialzo di oltre il 40% dal debutto), la vendita di due terzi del quartiere fieristico cittadino, oltre al flusso di cassa proveniente dalle manifestazioni fieristiche.
Forte di questi risultati, dove guiderà Roth la Cassa Depositi e Prestiti dopo la sfuriata su Terna? “Le reti sono la spina dorsale di qualunque Paese civile” diceva tempo fa in un’intervista, “Le strade ma anche le tlc, gli acquedotti, gli inceneritori, gli interporti. E la Cassa, come mano pubblica, deve sapere guidare i privati nello sviluppo di queste infrastrutture, per creare le condizioni di crescita di tutto il mercato. Una priorità? Il corridoio 5: il trasporto di merci e persone deve passare dall’asse Torino-Trieste. Oppure l’Italia sprofonda fuori dall’Europa”.

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