Rassegna stampa

Da Porta Venezia alla ex-raffineria

La vocazione di Milano a diventare capitale economica dell’Italia unita si manifesta attraverso l’organizzazione delle esposizioni industriali e commerciali (1871, 1874, 1881, 1887, 1906) che mettono in luce l’intensa attività produttiva del capoluogo lombardo e della sua area.
Prima della Fiera. L’esposizione del 1881, in particolare, dà la dimostrazione del primato nazionale di Milano nel campo industriale e in quello commerciale, dove sono impegnati migliaia di occupati e dai quali escono anche prodotti di alto livello tecnologico, per esempio nella meccanica di precisione.
Determinanti nella promozione dell’iniziativa, oltre agli imprenditori, sono i “professori” del Politecnico, primo fra tutti Giuseppe Colombo, protagonista nel settore, di avanguardia, della produzione e dell’utilizzo dell’energia elettrica. Al Politecnico si era diplomato da non molti anni Giovan Battista Pirelli che, dopo un’esperienza all’estero, avvia in quel periodo l’industria della gomma.
L’esposizione del 1906, in occasione dell’inaugurazione del traforo ferroviario del Sempione, consolida il ruolo di Milano come città guida nello sviluppo del Paese. Al Parco Sempione la manifestazione si articola in una decina di sezioni con grandi superfici espositive, chilometri di ferrovia elettrica sopraelevata e persino l’Acquario, che è l’unico edificio rimasto di quella mostra.
La nascita. Solo nel 1920, dopo la guerra, si arriva alla decisione di organizzare una Fiera annuale, vetrina periodica del progresso economico, aperta alle presenza straniere e luogo di contrattazione degli affari. La prima Campionaria, dal 12 al 27 aprile di quell’anno, occupa 16mila metri quadrati sui Bastioni di Porta Venezia e registra 1.283 espositori di cui 224 stranieri. I padiglioni sono precari, in legno, non c’è una particolare attenzione delle istituzioni pubbliche locali e nazionali, ma il successo non manca.
Nel 1921 e nel 1922 la Fiera, nella stessa sede, si amplia e suscita l’interesse delle autorità. Nel ’22 viene inaugurata da Vittorio Emanuele III. Dal 1923 la Fiera si insedia in una parte dell’area (la vecchia piazza d’armi) dov’è ancora oggi. L’area di circa 380mila metri quadrati viene acquistata dal demanio pubblico e i primi edifici costruiti sono il Palazzo dello Sport e le palazzine verso via Domodossola.
Il quartiere fieristico si espande negli anni successivi con la costruzione dei padiglioni delle grandi industrie, quelli delle nazioni e quelli dedicati alle regioni italiane.
Dopo la cacciata dei socialisti da Palazzo Marino, occupato dagli squadristi il 3 agosto 1922, diventa sindaco il clinico Luigi Mangiagalli, già radicale, poi liberale, sostenuto dai moderati e dai fascisti, ma dotato di grandi qualità e capace di operare in autonomia nell’interesse della città. A lui si deve l’istituzione dell’Universita Statale (1924) e la creazione di Città Studi (a Milano c’erano Politecnico e Bocconi, ma non l’ateneo di Stato).
Milano va espandendosi: assorbe i Comuni della cintura (Niguarda, Affori, Crescenzago, Greco, ecc.) vede nascere nuovi quartieri e si dota di servizi efficienti, come l’ampliamento della rete tramviaria. Il regime introduce l’istituto del Podestà, nominato dal Governo, e cessa ogni autonomia municipale.
La Fiera continua a crescere. Nel 1928 (decennale della vittoria nella Grande guerra) l’esposizione copre 88mila metri quadrati, dura più di due mesi ed è visitata da cinque milioni di persone.
L’automobile, la motonautica, l’energia elettrica e l’aeronautica, dominano le esposizioni degli anni Trenta.
L’artefice dello sviluppo e dell’affermazione della Fiera in quegli anni è Pietro Puricelli – ingegnere, industriale edile, ideatore della prima autostrada, la Milano-Laghi (che ha lo sbocco urbano nei pressi della fiera) – ben visto dal mondo economico milanese.
La Fiera diventa un mezzo per propagandare i successi del fascismo: i padiglioni regionali devono testimoniare l’apporto che le diverse parti d’Italia danno al l’economia nazionale.
Tuttavia la manifestazione mantiene un certo carattere internazionale: fino al 1940, quando gli obbiettivi diventano e la e il numero degli espositori-operatori cala vistosamente.
Dopo il 1942 la Fiera chiude “per guerra” e nel 1943 i bombardamenti danneggiano in modo rilevante (70%) il quartiere fieristico.
La ricostruzione e la ripresa. L’occasione della ricostruzione è buona per dare un assetto razionale e moderno alla Fiera: grandi padiglioni per prodotti omogenei, impianto radiale centrato su Piazza Italia, edifici di pregio architettonico (Pier Luigi Nervi, Giuseppe De Finetti, Cesare Pea, Angelo Bianchetti) nuovo ingresso d’onore verso Piazzale Giulio Cesare. Luigi Gasparotto è il presidente della Fiera dell’Italia libera: lo era già stato prima del fascismo.
La prima campionaria del secondo dopoguerra viene aperta nel settembre 1946 da Enrico De Nicola, ma solo nel 1948 la ricostruzione è completata.
Luigi Einaudi e Alcide De Gasperi sono presenti alle inaugurazioni della “campionaria” che si apre al mondo ed è la prova del “miracolo” italiano.
Su un padiglione della Fiera viene allestito un eliporto (1949). Nel 1951 si inaugura il padiglione della Meccanica (Badoni, Baldessarri, Covas e Pea) e nel 1952 si costruisce una darsena per la Nautica. Dopo Gasparotto il presidente è Tommaso Gallarati Scotti (1954).
Gli anni 50 segnano il rilancio di Milano. Si costruiscono case per i senza tetto e per gli immigrati che arrivano a migliaia attratti dalle offerte di lavoro delle industrie dell’area milanese. Si aggiustano e si costruiscono scuole e ospedali. Malgrado le difficoltà vengono ricostruiti gli edifici simbolo della città: la Galleria, Palazzo Marino, Brera, Santa Maria delle Grazie, la “Ca’ Granda”, i Musei civici del Castello. La giunta Ferrari acquista la “Pietà Rondanini” di Michelangelo. Caravaggio, Van Gogh, Ricasso si alternano nelle mostre dell’Ente manifestazioni milanesi. La Scala riconquista il suo primato nel mondo della musica e assiste alla fertile rivalità Callas-Tebaldi. La cultura viene considerata tanto importante quanto le priorità economiche e sociali: Milano sa che per il suo sviluppo è necessario che l’ambiente sia attraente sotto ogni profilo e ha bisogno di riconquistare prestigio in Italia e all’estero.
Nel 1957 alla Fiera si presentano i prodotti in “Moplen”, la plastica multiuso derivante dalla scoperta (del 1954) di Giulio Natta, professore del Politecnico, cui sarà conferito il Premio Nobel per la chimica.
Nel 1959 nasce l’Esposizione delle macchine utensili (Emu) e si presentano mostre sulle ricerche spaziali e sulle applicazioni dell’energia nucleare. Nel 1960 nasce il Mifed, mercato e borsa mondiale del settore cinematografico: nessuna mondanità, ma molti affari.
Negli anni Sessanta e Settanta la vocazione internazionale della Fiera Campionaria (presidente Adrio Casati) raggiunge il suo massimo. Nascono molte rassegne specializzate: il Salone del Mobile (1961) che oggi è diventato il più importante del mondo; lo Smau, il Plast, il Macef, solo per citarne alcune.
Nel 1978, quando Michele Guido Franci, segretario generale dal 1948, diventa presidente dell’Ente Fiera, si inaugura il primo Modit, che è l’esposizione che contribuirà, con l’apporto determinante degli stilisti, a fare di Milano una capitale mondiale della moda. Negli anni 80 l’informatica, l’elettronica e la telematica la fanno da padrone, a dimostrazione che la Fiera guarda al futuro.
La Fiera cerca spazio. Dopo Franci i presidenti sono Boselli, imprenditore tessile e quindi l’ex prefetto Enzo Vicari. Sono loro a chiedere nuovi spazi per la Fiera che si sente stretta nel recinto dove si trova da cinquantanni.
Sono stato testimone, come sindaco di Milano (Carlo Tognoli è stato sindaco di Milano dal maggio 1976 al dicembre 1986, ndr), di un episodio sulla questione, nel 1978, e protagonista di decisioni che hanno portato alla realizzazione del progetto Portello, nel 1984.
Nel 1978 da Confindustria giunge al Comune di Milano (e naturalmente alla Fiera) un invito a prendere in considerazione la creazione di un nuovo polo, nella periferia sud, ad Assago.
Si tratta di terreni (Cabassi) ai bordi dell’autostrada dei Fiori, facilmente raggiungibili e collegabili in superficie con la linea 2 della metropolitana. Si organizza un incontro a Palazzo Marino con i rappresentanti di Confindustria e il presidente Franci: c’è anche un progetto di massima, di Renzo Piano. Il presidente della Fiera non dice di no, ma in realtà non è convinto e accampa difficoltà finanziarie. Io dichiaro la disponibilità dell’amministrazione comunale, ma le aree sono in un altro territorio municipale e so che l’ultima parola spetta all’Ente Fiera. Non se ne fa nulla ed è un peccato poiché il sito era ideale, e presto verrà utilizzato per altre destinazioni terziarie e per la costruzione del Forum.
Il problema tuttavia rimane e la soluzione arriva su sollecitazione dell’Alfa Romeo che ha programmato il graduale trasferimento ad Arese. La prima area dismessa di Milano è il Portello sud.
Il presidente della fabbrica automobilistica, Massacesi, chiede al Comune di Milano che l’area venga valorizzata, tenuto conto che di tratta di proprietà di un azienda pubblica che tra l’altro ha bisogno di risorse per gli investimenti.
L’Amministrazione comunale, che sta elaborando un nuovo disegno urbanistico coerente con il Passante ferroviario, progetta un ampliamento della Fiera verso il Portello, utilizzando dei terreni, tutti limitrofi e tutti pubblici, della Fiera stessa, del Comune e dell’Alfa. La variante urbanistica, approvata nel 1984, prevede, accanto ai nuovi padiglioni espositivi, il Centro Congressi (che Milano attende da tempo) uffici e alberghi.
Com’è noto, in attesa della nuova sede, la Fiera trova temporaneamente ospitalità a Lacchiarella, su un’area di 80mila metri quadrati.
I padiglioni del Portello (architetto Bellini) sono inaugurati nel 1997, ma dal progetto vengono stralciati l’edificio congressuale e gli alberghi, perché questi ultimi sono stati oggetto di indagine nell’ambito di un episodio di Mani pulite.
L’ultima Fiera Campionaria si tiene nel 1990: ormai le manifestazioni fieristiche si svolgono lungo tutto l’arco dell’anno e spesso occupano quasi tutto il quartiere e le dipendenze esterne.
Dopo Vicari si susseguono altri presidenti: Cesare Manfredi, Guido Artom ed Ernesto Gismondi. Un accordo di programma guidato dalla Regione Lombardia individua nell’area (ex raffineria) di Pero-Rho il sito per il polo esterno che permetterà, in cambio, di restituire a Milano aree da destinare a verde, residenza, uffici, cultura. La Fiera nel 2000 diventa Fondazione (presidente Luigi Roth).
Quando partono i lavori il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, prende l’impegno di inaugurare la nuova sede per l’aprile 2005 (e infine anticipata al 31 marzo).

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