
Fiere, la Ue boccia la legge L’Emilia rischia maximulte
di Gerardo Bombonato BOLOGNA – Che fatica stare in Europa. Con tutte quelle regole e leggi… Ci mancava solo la Corte di giustizia che bacchetta la legge regionale sulle Fiere accusandola di violare la libera circolazione di merci e uomini e di minare la libera concorrenza. Se l’Emilia-Romagna non si mette presto in regola rischia multe pesantissime: dai 300 mila ai 500 mila euro al giorno. Sì, avete capito bene: al giorno. Accidenti! E pensare che quella legge (e le successive privatizzazioni) è costata tanta fatica all’assessore alle Attività produttive, Duccio Campagnoli. Ma davvero le Fiere della regione sono fuorilegge? «No, no. Questa è una semplificazione fuorviante e deformante», si affretta a fare il pompiere, Remo Ragazzini, dirigente dell’Ordinamento del sistema fieristico regionale, che in un’intervista su Europei, la preziosa e documentata rivista della Regione sull’attività e i rapporti con Bruxelles, ha rispolverato l’intera questione. In fondo, siamo in buona compagnia. Nelle nostre stesse condizioni sono: Lombardia, Friuli Venezia-Giulia, Veneto e Provincia di Trento. Come si dice: mal comune mezzo gaudio. La legge in questione è la 12 del 2000 che ha recepito alcune norme della sua progenitrice di vent’anni prima. Il giudizio della Corte di giustizia europea risale al 15 gennaio 2002, ed era già noto al momento delle polemiche sulla privatizzazione (e il danno per le casse pubbliche) della Fiera di Bologna. Tanto che più di una voce critica aveva fatto presente la discrepanza con la normativa europea. Ma allora in Regione preferirono fare spallucce. E, purtroppo, non solo su quello. Adesso la Commissione ha chiesto all’Italia di adeguarsi e l’8 ottobre scorso, in una riunione con i dirigenti Ue al Ministero Affari esteri, si sono definiti tempi e modi. Quando? «I tempi – ci aiuta ancora Ragazzini – coincidono con la fine della legislatura». E cioè entro metà febbraio o giù di lì. Non c’è fretta. Ma, calcolando che l’assessore non se n’è ancora occupato e che, da qui alle elezioni, si faranno non più di 4 o 5 consigli zeppi di decisioni di fine mandato e con una trentina di progetti di legge da varare, non c’è da scialare. Pena 500mila euro di multa al giorno, un miliardo del vecchio conio. Meglio rimboccarsi le maniche. In che consistono le irregolarità? Poche, ma importanti. Ecco quello che non piace ai commissari Ue. Ad esempio l’autorizzazione agli organizzatori che indurrebbe a una sostanziale disparità di trattamento tra italiani e non, con i primi sottomessi a un’abilitazione preventiva e i secondi no; i calendari fieristici più o meno vincolanti; la richiesta di periodicità e la durata prefissata delle manifestazioni; lo status e la forma giuridica dell’organizzatore; la disposizione che le fiere nazionali e internazionali debbono avvalersi di una sede stabile e disporre di un’organizzazione amministrativa permanente (traduci: capacità tecnico-professionali ed economiche)… Tutto questo si scontrerebbe con i principi di libertà di prestazione dei servizi e di stabilimento. Si può modificare o cassare, le due opzioni sono già sul tavolo dell’assessore Campagnoli. La giunta deve solo decidere, ma faccia presto.