
L’ente Fiera come volano di sviluppo del territorio
QUALUNQUE attività di amministrazione del territorio, e dunque di programmazione dello sviluppo economico del medesimo, non può prescindere da quello che, sotto tanti aspetti, rappresenta uno degli elementi fisiologici più determinanti e qualificanti del medesimo: l’Ente Fieristico. Nel nostro territorio nazionale esistono oltre trenta enti fieristici di media grandezza, dislocati nei diversi comuni, che, sempre di più, costituiscono l’elemento vitale e il “miglior termometro ” per misurare l’effettiva capacità di crescita economica e commerciale del territorio. Un’oculata azione amministrativa da parte degli enti territoriali competenti (Comune e Provincia), dovrebbe individuare nella Fiera un elemento trainante e fondamentale sul quale puntare e coinvolgere le diverse energie creando, altresì, la migliore sinergia tra le diverse istituzioni locali. Nel nostro comune ormai da troppo tempo non esiste un Ente fiera e ancora meno uno spazio fieristico che possa presentarsi come idonea struttura di sviluppo del settore economico e commerciale del territorio. E’ dunque auspicabile, procedere alla istituzione dell’Ente fiera, secondo i seguenti criteri: a) creazione di un Ente fiera “misto”, cioè a partecipazione pubblica e privata che veda, da un lato, coinvolti il Comune, la Provincia, la Camera di commercio, il Consorzio industriale, la Associazione industriale locale, la Confcommercio e la Confartigianato, e, dall’altro, un’adeguata partecipazione del settore imprenditoriale privato; b)stipulazione di una precisa convenzione con altri enti fieristici di consolidata esperienza con cui allacciare stabili rapporti e programmare una gestione della attività fieristica affidata ad un management specializzato nel settore: a tal proposito oltre a realtà fieristiche locali (esempio: Fiera della città di Cosenza), sarebbe opportuno un rapporto diretto con altre strutture più importanti che si rivolgono al mercato mediterraneo (“Fiera del Levante” di Bari), o, ancora di città che, nell’Ente fiera hanno individuato il principale meccanismo di sviluppo (Ente fieristico “Bologna Fiere”); c) sviluppare la attività fieristica in stretta relazione con lo sviluppo e la vocazione del territorio provinciale, favorendo, per esempio, il settore delle esposizioni artigianali (prodotti finiti e metodo di creazione del prodotto artigianale), del turismo (offerte turistiche ai tour operators), della nautica (esposizioni di imbarcazioni nautiche), della agricoltura (prodotti biologici e attrezzature agricole), del legno (mobilificio artigianale, etc.) del ferro (prodotto artigianale finito) del vetro (vetreria artigianale, etc.). In tal modo, la suddetta programmata attività fieristica creerebbe, di riflesso, una domanda di lavoro sul territorio, non solo legata “all’evento fieristico”, ma anche al settore dei servizi collaterali (alberghi, agenzia di servizi, trasposto locale, ristoranti, etc.) con conseguente ricaduta positiva sull’occupazione, anche agevolata dalla recente riforma della disciplina del lavoro, nota come “Legge Biagi”. Il nuovo Ente – che potrebbe attingere a finanziamenti agevolati per la necessaria ristrutturazione dell’impianto fieristico già esistente – favorirebbe una migliore qualificazione e valorizzazione dell’area industriale della zona di Portosalvo, mai decollata. Occorre, dunque, prendere atto che lo sviluppo del territorio come non può prescindere dalla programmazione di una crescita culturale, non può rinunciare ad un elemento di sviluppo che da sempre, nelle diverse realtà territoriali, ha rappresentato il fattore di crescita economica e commerciale più determinante. Non resta dunque che auspicare, dando quasi per scontate le suddette riflessioni, che l’Ente Fieristico della città di Vibo Valentia, diventi a breve un progetto concreto, aggiungendo un importante tassello al mosaico del faticoso e lento sviluppo economico del territorio. Giulio Nicola Nardo Docente presso l’Unical Precedente Home