
Margherita, il centrodestra attacca il neo segretario
Tutti a congratularsi con Silvio Bisotti e ad augurargli buon lavoro. Ma auguri intinti nel veleno quelli che gli avversari della Margherita hanno tributato al neoeletto segretario provinciale del partito uscito dal tribolato congresso di sabato scorso. Lo hanno fatto ieri in consiglio comunale, all’apertura della seduta (v. altri articoli in pagina), per bocca di Massimo Trespidi (Forza Italia) e Antonio Levoni (gruppo misto). Ma con una richiesta scritta, firmata anche dal resto dell’opposizione, che dà la reale misura di un’azione politica sicuramente ostile. E cioè l’istanza al presidente del consiglio comunale di convocare una seduta tutta dedicata «alla situazione economico-gestionale di Piacenza Expo». Se si pensa che il presidente di Piacenza Expo è proprio Bisotti e che nei suoi confronti Trespidi in aula ha sollevato una questione-incompatibilità legata alla nuova carica di segretario di partito in aggiunta a quella al timone della Fiera, si capisce subito con quale spirito si sia voluta salutare la sua elezione al vertice della Margherita. «Da amico gli suggerisco di considerare la sua doppia posizione: non c’è mai stato un segretario di partito a capo dell’ente Fiera. Lascio alla sua sensibilità valutare la cosa». Così Trespidi, con parole che fanno eventualmente pensare più a un’incompatibilità morale che giuridica. Ma l’onda polemica si è subito allargata al merito degli esiti congressuali. Questa la lettura del capogruppo di Forza Italia: «Nella Margherita è stata fatta chiarezza, ha scelto di stare nel solco della Gad, che ha stretto l’accordo con Rifondazione e che ha per sbocco la casa madre del socialismo europeo». Di qui l’«appello» di Trespidi a quel 42% che al congresso ha votato l’avversario di Bisotti, Mario Angelillo per «un confronto per costruire insieme una prospettiva politica per i moderati italiani». E cioè quel progetto di sezione italiana del Partito popolare europeo a cui sta lavorando in sede locale Dario Squeri col suo Cpe, per creare il superamento della Casa delle Libertà in una «nuova casa dei moderati». Alla Margherita si è riferito anche Levoni definendo la maggioranza congressuale che ha votato Bisotti «un mosaico politico coagulatosi contro Squeri». Ha replicato il capogruppo dei diellini, Giorgio Cisini, secondo cui sbaglia chi scommette su scenari di rottura nel suo partito perché «anche chi si è in minoranza ha dichiarato la volontà di rimanere dentro il partito e nella coalizione di centrosinistra». Una Margherita in salute, assicura, quella uscita dal congresso, col «30% in più di iscritti e un aumento dei circoli». E se dal centrodestra, ha chiosato Cisini ribaltando l’appello di Trespidi, «si guarda con attenzione al nostro movimento tanto meglio, che comincino un cammino politico diverso insieme a noi».