
Campanara: c’è chi ci crede
PESARO – Ci sarebbero due pretendenti privati pronti a portare avanti il quartiere fieristico di Campanara. Uno sarebbe nella manica dello studio Boldrini di Rimini, tecnici incaricati dall’Ente Fiera di rivedere piani e strategie (separazione del patrimonio dalla gestione, un altro starebbe per arrivare sul tavolo del sindaco Luca Ceriscioli. Questo il fatto nuovo nell’ambito della vicenda «Momi», l’ultima scintilla, quella che ha fatto esplodere il caso Campanara con il suo carico di debiti. Nonostante negli ultimi quattro anni il quartiere fieristico abbia «bruciato» oltre 5 milioni di euro, qualcuno crede che la macchina del quartiere fieristico possa essere portata avanti. E anche con profitto. Evidentemente il gestore che avrebbe nella manica lo studio riminese, così come la società che vorrebbe avanzare la sua proposta attraverso il sindaco, credono che i padiglioni fieristici possano creare ricchezza e non debiti. In verità questo era inizialmente il pensiero anche del presidente della Camera di Commercio Alberto Drudi che presentò ai giornali un piano economico che prevedeva prima il pareggio, poi un guadagno sempre più conistente. Previsioni che non si sono avverate, tanto che lo scorso anno è stata necessaria una ricapitalizzazione perché i debiti superavano di un terzo il patrimonio dell’Ente Fiera spa. Nei giorni scorsi era stato preso un accordo tra i vari componenti del consiglio d’amministrazio delle Fiere al fine di arrivare alla riunione di mercoledì con una decisione in tasca: dimissioni di tutto il consiglio. A spiazzare tutti ha pensato il presidente della Confcommercio Giancarlo Pedinotti, il quale ha annunciato le sue dimissioni da vicepresidente. Una mossa che il commendatore covava da un pezzo, anche perché ripeteva spesso: «Non è possibile che un vicepresidente non sappia nulla dei conti, sia all’oscuro di tutto». Una mossa, comunque, quella di Pedinotti che non ha trovato molti sostenitori anche perché Luigino Gambini dell’Api ieri non faceva altro che ripetere: «Non capisco, il fine di questa iniziativa, anche perché il 14 ci saremmo dovuti dimettere tutti». Intanto martedì è in programma una riunione della Camera di Commercio dove si varerà il piano Boldrini e quindi la seperazione del capitale dalla gestione di Campanara. Chi guiderà il periodo di transizione? Si parla di un commissario politico e di un paio di tecnici. Fra i nomi che si fanno c’è anche quello di Luigino Gambini, mentre altri preferirebbero una gestione per così dire tecnica che esca magari dalla stessa Camera di Commercio. Resta in piedi il problema della presidente della Fondazione, poltrona, secondo alcuni, «disegnata» per Learco Bastianelli. Ma Gambini, pur senza fare nomi, dice: «Chi va alla Fondazione deve essere una persona che sia in grado di gestire la situazione qualunque sia il colore politico, fattore questo che non m’interessa». Insomma un bocciatura per l’attuale vertice di Campanara. Vertice che mercoledì dovrà portare tutti i conti con relative pezze d’appoggio delle spese fatte per il MoMi: un milione e mezzo di euro. Esattamente il triplo di quello che si era ipotizzato all’inizio dell’avventura.