
La Fiera di Milano dichiara guerra a Emilia e Veneto
I vertici di Fiera Milano dichiarano guerra ai poli fieristici di Emilia Romagna, Veneto e Piemonte, colpevoli di avere un atteggiamento troppo protezionistico. «Bisogna decidere – afferma Piergiacomo Ferrari, amministratore delegato di Fiera Milano – se in Italia operiamo in un sistema liberistico o protezionista. Se siamo in un mercato aperto non riesco a comprendere l’atteggiamento di difesa, al limite del lecito, portato avanti nell’ultimo anno da alcune società fieristiche del Paese». Ma il numero uno di Fiera Milano va oltre e denuncia anche il fatto che «negli ultimi mesi alcuni imprenditori hanno addirittura subìto pressioni di tipo politico per fare in modo che non partecipassero a fiere al di fuori del proprio territorio». Il colosso milanese – unica società quotata in Borsa, il cui titolo ieri ha segnato il massimo storico superando quota 10 euro (+4,5%) – per fare chiarezza si è già rivolto al presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni. «La Ue – ha proseguito Ferrari – ha prescritto una politica liberistica ma, se per difendersi, si comincia a usare armi improprie la cosa non vale più: occorre intervenire e sbloccare la situazione». Secca la replica di Duccio Campagnoli, assessore alle Attività Produttive dell’Emilia-Romagna. «Le parole di Ferrari – dice – sono a dir poco sorprendenti anche perché la verità è l’opposto: Milano sta tentando di asportare manifestazioni che hanno radici e connotazioni regionali. È curioso che quelli che hanno cercato di portarci via qualcosa ora ci accusino del contrario». Secondo Campagnoli quello che serve in Italia «è che non ci sia un’unica punta di diamante, ma un tridente forte e competitivo nel mondo». Secondo una ricerca condotta da Cermes-Bocconi nell’ultimo decennio la Lombardia, sul totale Italia, ha perso il 5% di quota di mercato, mentre il Veneto e l’Emilia hanno conquistato rispettivamente il 6 per cento.