Rassegna stampa

«Fiera, serve coesione»

« Ho accolto la mia nuova carica con sorpresa ma anche con tanta soddisfazione ». Roberto Ravazzoni, docente di Marketing strategico e Strategie di impresa alla facoltà di Economia della nostra Università, guarda al futuro della Fiera dalla plancia di comando: giovedí è stato nominato vicepresidente del nuovo cda. « Adesso si tratta di iniziare un lavoro di rivitalizzazione e di rafforzamento della Fiera dopo alcuni mesi difficili ». Professor Ravazzoni, da esperto di marketing, cosa serve per rilanciare l’ente di Baganzola? « La Fiera è uno dei motori di sviluppo economico di Parma e del suo territorio. Non l’unico, ma uno dei pi ù importanti. Credo che l’ente possa e debba organizzare eventi con un approccio e una visione sistemica, avendo presente il contesto socio economico in cui si inserisce. La Fiera può e deve diventare una specie di polo catalizzatore che porta persone a Parma anche dall’estero, in grado di promuovere anche i nostri prodotti tipici e i servizi della nostra ricettività turistica. La Fiera è quindi uno strumento di marketing territoriale che se ben gestito può essere efficace. Al riguardo, la domanda che dobbiamo porci è «di chi è la città prodotto? ». La Fiera e le altre istituzioni devono organizzare eventi, sviluppare attrazione, portare persone e addirittura investimenti produttivi, ma ogni soggetto deve fare la sua parte. Molte volte iniziative ben concepite hanno perso efficacia perchè non c’era coesione tra il pubblico e il privato. Tutti i soggetti devono avere la stessa visione e lo stesso approccio sistemico ». Quali iniziative deve mettere in campo la Fiera per reggere la forte concorrenza degli enti di altre città? « Nell’attuale ciclo economico risulta vitale focalizzare l’attenzione e le risorse che ha la Fiera sui fondamentali del proprio business. Mi riferisco soprattutto a Cibus e all’antiquariato che rappresentano un potenziale enorme: questo anche attraverso accordi strategici con altri soggetti fieristici finalizzati a sviluppare sinergie e a minimizzare le possibili forme di cannibalizzazione che oggi ci sono. Tutte le città a noi vicine hanno un ente fiere: in questo vi è certamente uno spreco. Pertanto, occorre siglare accordi strategici con altri soggetti da un lato per sviluppare sinergie e interrelazioni e dall’altro per evitare, per l’appunto, pseudo doppioni con una forma di spartizione delle aree di influenza. Oggi collaborare è un nuovo modo di competere ». Oltre a quelle esistenti, ritiene che servano nuove manifestazioni? « Naturalmente sí, temporanee e permanenti. Attorno alla Fiera può nascere un polo del terziario avanzato, legato alle scienze e alle tecniche dell’alimentazione, concepito in senso verticale, di filiera, in stretta connessione con tutto quello che farà l’Efsa. Per realizzare tutto ciò è importante pensare anche a investimenti infrastrutturali di accesso e di collegamento con la città e non solo ». Come vede il futuro della Fiera? « L’ente può diventare un elemento centrale del marketing d’attrazione nel lungo periodo, legato alle scienze dell’alimentazione. Intorno alla Fiera si può davvero creare una spazio, una cittadella, legata all’alimentazione in senso lato. Per fare tutto ciò serve un organo di governo, il nuovo cda appunto, con una struttura agile, in grado di prendere decisioni rapide. Oggi si compete contro il tempo: dobbiamo arrivare prima di altri. In molti casi vi sono vantaggi da prima mossa. Serve quindi un modello decisionale snello, veloce, una moderna struttura di governo che dà l’indirizzo e poi sviluppa il controllo. Sul piano gestionale occorre un sistema di deleghe che consenta rapidità di intervento ». Il nuovo cda rimarrà in carica solo un anno: pensa che una scadenza cosí ravvicinata possa incidere in modo negativo sulla sua efficienza? « No. Il cda è di primissimo livello e per me è un onore farne parte. Tutti daranno il meglio di sè e in seguito chi rimarrà continuerà ad impegnarsi su quanto impostato ».

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