Rassegna stampa

E adesso la Cina «copia» anche la Fiera di Verona

MILANO – Adesso la Cina imita anche le Fiere. E così la città di Yiwu diventa Verona. O meglio: «la Verona d’ Oriente», come si legge in una pagina del catalogo di Shanghaitex, che pubblicizza l’ esposizione internazionale della maglieria, dei filati e dell’ industria meccanica al servizio della filiera tessile che si tiene appunto a Yiwu, nel cuore della provincia di Zhejiang, vicino a Shanghai. La ragione è semplice. Verona ospita il Salone internazionale dei filati e della tecnologia per l’ industria della calzetteria e del seamless (tessuti senza cucitura), considerato la più grande fiera mondiale di questo settore. La manifestazione, denominata Fast e organizzata da Eventi Moda, si tiene ogni quattro anni nella città scaligera, che dal 16 al 19 marzo accoglierà l’ edizione 2005. Nell’ Impero di mezzo la formula è quasi identica: protagoniste sono soprattutto le aziende che producono macchine e tecnologie per il tessile, ma sta guadagnando spazio anche un’ area per la presentazione di filati, maglieria e calzetteria. Una nuova minaccia per la competitività del Made in Italy. E’ vero che l’ Italia resta il primo produttore europeo di calze. E nella calzetteria femminile, su cento paia di calze prodotte, 78,2 vengono vendute all’ estero. Ma ha perso il primato mondiale nel 2001, quando su una produzione totale di 21 miliardi di paia, la Cina ne ha fabbricato 4,5 miliardi e l’ Italia soltanto 1,8 miliardi. E quest’ anno la produzione è scesa a 1,5 miliardi di paia (circa 1,4 miliardi di euro). A differenza di molti imprenditori del tessile abbigliamento, Luigi Ciocca, titolare dell’ omonima azienda bresciana fondata nel 1912 e presidente di Eventi Moda, è drastico: «Qualcuno deve avere il coraggio di dire che il mondo è cambiato e fra qualche anno i piccoli produttori senza un marchio forte, un prodotto di fascia alta e con un contenuto di moda, non ci saranno più, perché non possono competere con i costi dell’ Europa dell’ Est, della Turchia e soprattutto della Cina. Meglio perciò puntare almeno a salvare il design, il marketing, la distribuzione. Altrimenti rischiamo di fare la fine degli inglesi, che hanno perso tutto, anche i marchi», afferma. Con il rischio che la crisi contagi anche l’ industria meccanico-tessile, oggi leader mondiale. Ecco perché ammette, senza imbarazzo, di essere appena rientrato da Shanghai, dove sta negoziando una joint venture per spostare in Cina parte della sua produzione. Giuliana Ferraino L’ inserzione Qui sopra una pagina del catalogo di Shanghaitex, una rivista cinese del settore. La fiera nella città di Yiwu viene definita quella della «Verona d’ Oriente» Ferraino Giuliana

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