
Ma la politica non può tenere bloccata la Fiera
(p. e.) Chi ci è dentro grida ad alta voce che non è così. Ma a vederla da fuori la vicenda Fiera appare chiara: una questione di nomine. Niente di strano: non c’è nulla che scalda di più di questi tempi la politica, vicentina e non solo. E non tanto per questioni di gettoni (più o meno lauti) che le varie poltrone garantiscono: questa è la politichetta spiccia, che c’è sempre – anche in questo caso – e che in Italia ha dato e dà da vivere a molti. No, “nomine” significa molto di più: significa controllare “chi comanda lì”, chi deciderà come far girare le cose in quel palazzo o in quell’ente. E questa è politica pura, ovvero gestione dei tavoli a cui si prendono decisioni che contano per l’intero sistema vicentino o per sue ampie porzioni. In una parola: potere. Oggi chi ha la fetta maggiore del potere politico, e carattere da vendere, lo sta esercitando con una determinazione quasi sfacciata, e chi ne possiede una fetta più piccola ha scatenato il putiferio perché si è visto messo da parte. La questione “chi decide in Fiera” ha dato vita a uno scontro furibondo tra parti politiche in maniera che non era prevedibile. Primo, perché siamo in un tempo “sacro” per la politica, e cioè in campagna elettorale, ma è evidente che proprio la volontà dei vari protagonisti di risolvere la vicenda prima (per alcuni) o dopo (per altri) delle trattative post-voto regionale ha fatto saltare tutte le regole del bon ton. Secondo, perché la politica aveva appena vinto una sua lunga battaglia sulla Fiera: rovesciare la maggioranza nei numeri del cda, rispetto al fronte della Camera di commercio e delle categorie economiche, per assumere la guida di via dell’Oreficeria. Appunto, la palla è passata alla politica, con l’economia chiamata ad aspettare la proposta di chi si è assicurato (perché è la legge che glielo affida) il diritto di guida. Ed è scoppiata la bagarre. Ognuno ha i suoi diritti e le sue ragioni. Ma c’è un unico dato di fatto al momento: la Fiera è stata paralizzata. E mentre Padova “scippata” dai francesi va a fare affari ad Est, mentre Verona (notizie di ieri) acquisisce nuovi marchi e rassegne, Fiera di Vicenza… non convoca nemmeno il suo cda, già cambiato e ricambiato. Non sceglie il presidente-manager che la guiderà. È una barzelletta che fa ridere di sicuro tutti, fuori dai confini provinciali. È una follia per chi ci vive e ci lavora, in questo territorio. La palla è ai politici. Ma per favore, signori, basta litigare su chi fa la formazione. Gli avversari, in Italia e fuori, sono in campo da un pezzo. È ora di giocare.