Rassegna stampa

«La Fiera può vincere le sfide Bologna la aiuti a crescere»

Michele Porcelli, da poco più di due settimane nuovo amministratore delegato di BolognaFiere, viene da Milano, dove è stato direttore generale di Assolombarda. E proprio da Milano, ovvero dall’inaugurazione della nuova Fiera della capitale lombarda prende spunto la sua prima intervista bolognese; un’intervista che mette a fuoco i diversi e complessi elementi che fanno di una fiera un’attività economica tutta particolare, dove l’imprenditorialità è importante, ma da sola non è sufficiente. Dottor Porcelli, la Nuova Fiera di Milano ha rispettato i tempi: prima pietra nel 2002, l’inaugurazione nel 2005… «Sono stati bravi. Auguro tutto il successo che l’iniziativa merita. Un fatto è certo: questo evento non potrà che rafforzare il sistema fieristico italiano in Europa e nel mondo». Ora c’è un protagonista molto agguerrito… «Siamo convinti che questo evento stimolerà la concorrenza; ogni iniziativa che allarghi e favorisca la concorrenza è positiva. Una concorrenza che, naturalmente, sia espressa nell’ambito della correttezza, della trasparenza e del rispetto delle regole del gioco». Qual è stato, a suo avviso, il meccanismo che ha permesso una così rapida realizzazione del nuovo quartiere milanese? «Senza dubbio il coordinamento forte di tutte le realtà del territorio a cominciare dalle istituzioni locali. Da queste è venuto un contributo forte che ha fatto sì che si realizzassero tutte le condizioni necessarie al successo finale». Dal modo di operare di Milano quale lezione si può trarre? «Che un’attività così complessa e importante come quella di una grande fiera deve trovare, a tutti i livelli, la capacità di fare scelte e dare risposte immediate. L’attività fieristica è sì un’attività imprenditoriale, ma a differenza delle imprese ‘normali’ ha un impatto eccezionale sul territorio e riveste quindi necessariamente una valenza di tipo sociale. Una fiera è il risultato di un’azione condivisa da forze politiche, sociali, economiche e culturali. E’ per questo che è un’impresa di tipo particolare, perché per vivere e crescere deve avere con sè tutta una collettività». E BolognaFiere come si colloca in questi sviluppi del mercato fieristico? «BolognaFiere è certamente all’altezza delle sfide che vengono da un mercato in fortissimo cambiamento». Con quali strumenti? «Ha sviluppato in modo positivo la trasformazione da ente a Spa, con un rapporto innovativo per il panorama fieristico tra pubblico e privato; ha realizzato il passaggio della maggioranza ai soci privati consolidando al tempo stesso una importante presenza dei soci pubblici. Inoltre ha aumentato con successo il capitale, allargando la compagine sociale a importanti realtà economiche». Questo per la governance; e per l’attività fieristica? «Stiamo consolidando l’esistente e al tempo stesso abbiamo lanciato un programma di sviluppo che già quest’anno si concretizzerà in un notevole aumento del giro d’affari e in una forte presenza sui mercati mondiali». Ma basterà il vosto impegno? «La sfida del futuro è forte e per essere più forti abbiamo bisogno di una risposta altrettanto forte e responsabile a tutti i livelli, locale, regionale e nazionale. Dobbiamo accrescere l’attrattività del territorio; Bologna deve saper valorizzare di più la sua storia, le vocazione e le sue tradizioni». Per questo serve tempo… «Mi rendo conto delle difficoltà, ma i tempo sono stretti. Pensare in termini di anni è sbagliato. Dobbiamo agire quasi in tempo reale per recuperare spazi e, soprattutto, remare tutti nella stessa direzione. La nostra Fiera deve poter riflettere e amplificare la vivacità delle imprese e l’effervescenza della società bolognese e regionale». Marco Montaguti

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