
A Macfrut l’ortofrutta è internazionale
Ecuadoriani entusiasti, iraniani sorpresi, messicani di business, dominicani stupiti. Questi i sentimenti espressi da alcune fra le delegazioni estere presenti a Macfrut.
“Gli operatori stranieri – spiegano dall’ufficio estero di Macfrut – rappresentano il valore aggiunto della nostra manifestazione. Gli operatori dell’Ecuador, dopo un primo momento di ambientamento, non solo hanno sfruttato tutte le opportunità di incontro che avevamo organizzato, ma si sono mossi in maniera autonoma per incontrare altre realtà”.
Gli ecuadoriani sono per lo più esportatori di banane, mentre necessitano, in importazione, di tecnologie, di mezzi agronomici e di conoscenze per migliorare la produttività dei propri impianti.
La delegazione iraniana ha incontrato degli imprenditori italiani, alla presenza del presidente Renzo Piraccini. Un operatore iraniano ha spiegato che nella sua zona si produce l’85 per cento dello zafferano dell’Iran e gli servirebbero delle attrezzature per velocizzare le operazioni di confezionamento. Un altro produttore ha spiegato che la sua azienda è estesa per 65mila ettari. Di questi, quasi 400 sono di pistacchio e 350 di cotogno. Necessitano di trattori nuovi e di nuove varietà di fruttiferi. E’ intervenuto anche il maggior produttore iraniano di melograno, forte delle sue 6500 tonnellate l’anno di prodotto. Macchine per la calibrazione e per il packaging sono le tecnologie di cui necessita
Paese d’onore della 32esima edizione del Macfrut è la Repubblica Dominicana. La colorata delegazione centro americana era costituita da 50 persone fra operatori e visitatori. Non era la prima volta che partecipavano al Macfrut e ne hanno apprezzato i passi in avanti. Il loro spazio espositivo è stato frequentatissimo.
Anche la Polonia aveva un grande spazio espositivo e ha organizzato diversi momenti di incontro. Giovedì pomeriggio, durante un convegno, è emerso che l’Italia rappresenta per loro solo il settimo paese per esportazioni del settore agroalimentare, con un 4 per cento sul totale. La Germania è il primo fornitore (26 per cento), seguita da Paesi Bassi (11 per cento), Svezia, Belgio, Spagna, Danimarca (4 per cento). “I margini per rapporti commerciali più stretti ci sono – ha affermato Monika Wicinska, segretario dell’Ufficio di promozione e commercio estero polacco -. La Polonia importa molta frutta e ortaggi, ma anche sfarinati e cereali”.
Hanno confermato le proprie attese anche i messicani. La delegazione era composta da una decina di operatori che nel mese di dicembre avevano effettuato una visita presso aziende di Cesena. La fiera è stata l’occasione per confermare i rapporti e definire le strategie di import-export.
Consegnati i Macfrut Inovation Award
Il meglio dell’innovazione nell’ortofrutta è andato in scena nell’ultima giornata di Macfrut a Rimini Fiera. Di scena le premiazioni del Macfrut Innovation Award, il primo concorso nazionale che valorizza l’innovazione nella produzione e nelle tecnologie della filiera ortofrutticola, organizzato da Macfrut in partnership con L’Informatore Agrario. Ben 23 le innovazioni premiate, 7 delle quali con il massimo riconoscimento della medaglia d’oro.
Queste le aziende premiate con la medaglia d’oro nelle sette sezioni del riconoscimento: Vivai Molari di Martorano di Cesena; Timac Agro Italia di Ripalta Arpina (Cremona); Ecogreen Helpy di Renazzo (Ferrara); Met di San Lazzaro di Savena (Bologna); Csta Group di Bondeno (Ferrara); Polymer Logistics di Agrate Brianza (Monza e Brianza); Montini di Cotignola (Ravenna).
A premiarle il Presidente e direttore di Cesena Fiera, Renzo Piraccini e Luigi Bianchi, e Lorenzo Andreotti de L’Informatore Agrario.
In merito alle curiosità, troviamo un kiwi a polpa rossa, un lampone che si conserva fino a 11 giorni dalla raccolta, rispetto ai classici 6, un trattorino radiocomandato che sposta in campo le casse di frutta, l’ozono per disinfettare le serre in modo naturale, casse di frutta riutilizzabili in plastica che richiamano nel design la sostanza più naturale, il legno.
Bambù, scelta vincente per il futuro
Tra le coltivazioni più produttive e remunerative del futuro ci sarà il bambù. A presentare questa tesi Matteo Nardi del Consorzio Bambù Italia che oggi a Macfrut, al convegno “Presentazione coltivazione del Bambù OnlyMoso, straordinaria risorsa per l’agricoltura italiana”, ha spiegato la storia e lo sviluppo di questa graminacea gigante, che può raggiungere i 25 metri di altezza e che viene utilizzata per svariate applicazioni commerciali che vanno dalle costruzioni, ai mobili, pannelli e parquet, filati e abbigliamento, e ancora oggettistica, alimentazione, cosmesi e pellet.
“Alla luce delle difficoltà del settore agricolo e, grazie all’intuizione di Fabrizio Pecci di OnlyMoso, abbiamo iniziato a studiare il bambù in Cina, dove hanno una sviluppata cultura di queste piante”, ha affermato Nardi.
“Dopo tre anni di ricerca, investimenti e collaborazioni, oggi con la specie di bambù OnlyMoso offriamo un prodotto sicuro, che può arrivare ad una reddittività media di circa 45.000 euro lordi annui”.
Il bambù descritto durante il convegno si può coltivare in tutta Italia perché si adatta a un clima temperato. Ha una produzione e una crescita veloce ed esigenze agronomiche semplice, ridotte a concimazione e irrigazione. Oggi la sua coltivazione sul territorio italiano copre 800 ettari.
Consumo frutta secca: +53%
La frutta secca ha trend di crescita sbalorditivi. A tracciare il quadro generale del settore è stato Giuseppe Calcagni, fondatore di Besana, azienda ai primi posti al mondo nel settore della frutta secca, nel convegno promosso insieme a Vitroplant.
“Negli ultimi 10 anni – ha detto Calcagni – il consumo di frutta secca è aumentato nel mondo del 53 per cento. Le mandorle, da sole, hanno un mercato da 7,3 miliardi di dollari pari al 24 per cento. L’intero comparto invece vale 32 miliardi di dollari”.
Gli articoli più consumati al mondo sono mandorle, noci, pistacchio e anacardio. L’Italia è al decimo posto nella classifica dei produttori e al quinto in quella dei consumatori.
L’azienda cesenate Vitroplant si occupa di breeding e vivaismo e negli ultimi anni si è specializzata in colture come noce, nocciole, pistacchi e mandorlo.
In Italia il noce, oltre alle storiche varietà campane (Sorrento) ha conosciuto una grande diffusione in Veneto (varietà Lara), Piemonte ed Emilia Romagna (Chandler). La nocicoltura moderna si sviluppa su ampie superfici. La coltura deve essere obbligatoriamente irrigua e la raccolta è meccanizzata. Le noci sono la frutta secca più salutare per il cuore grazie all’alto contenuto di acidi grassi Omega 3 e Omega 6.
Rispetto al nocciolo, dal punto di vista agronomico l’aspetto più difficile è legato alla scelta della forma d’allevamento. Superata in molti casi la forma spontanea a cespuglio, oggi è diffusa la forma in parete, tipo palmetta irregolare che ben si presta alla potatura meccanizzata.
In Germania ortofrutta in Gdo all’89%, Italia al 61%.
In un mondo sempre più globale anche le organizzazioni interprofessionali ortofrutticole di ogni Paese hanno necessità di un maggiore coordinamento tra di loro per poter esporre in modo omogeneo le loro richieste in Europa e avere più forza nei confronti della Grande Distribuzione (Gdo), principale canale di vendita. Si è parlato di questo e della necessità di creare un coordinamento europeo, nel convegno organizzato da Ortofrutta Italia svoltosi a Macfrut, “Il ruolo delle organizzazioni interprofessionali ortofrutticole nei rapporti di filiera e un possibile coordinamento europeo. Esperienze a confronto di Spagna, Francia, Italia e Ungheria”.
La Gdo ha una capacità sempre più forte di imporre le proprie condizioni alle imprese agricole e alle organizzazioni interprofessionali – ha spiegato Juan Colomina di Hortyfruta (Almeria) – e non solo sui prezzi ma anche sugli imballaggi e sulle norme di qualità”. Praticamente in Germania la vendita attraverso la Grande distribuzione è all’89%, in Francia poco sotto. Solo in Italia il dato si abbassa un po’ (61%) a favore della vendita al dettaglio. “Proprio per questo motivo – ha continuato Colomina – è necessario stabilire un contatto tra tutte le organizzazioni interprofessionali per collaborare e acquisire maggiore forza”.
Interfel (organizzazione interprofessionale francese) ha spostato l’attenzione sul consumatore. “L’interprofessione cambia coi tempi. Ma dai miei 40 anni di esperienza – ha spiegato Bruno Dupont, presidente di Interfel – è il consumatore il decisore e le risposte che vengono date alle sue domande sono fondamentali”.
A Nazario Battelli, presidente di Ortofrutta Italia (OI) sono aspettate le conclusioni. “A mio parere sono necessari alcuni passi. Il primo è che i rappresentanti delle attività economiche legate all’ortofrutta decidano per un ruolo più efficace e strutturato dell’Ortofrutta Italia, come opportunità di miglioramento del settore. Il secondo è che da parte del Ministero dell’Agricoltura venga favorita una prospettiva organica degli strumenti a disposizione della filiera del ‘composito’ mondo ortofrutticolo che coniughi le prerogative nazionali del settore con le aree distrettuali di alcuni prodotti. Infine, è importante che l’UE non penalizzi la diffusione di strumenti nazionali e sperimentare soluzioni comuni in un mercato comune”.