
Big Data e mercato unico digitale, in Fiera il futuro dell’Europa online
Banda larga, Big Data, innovazione, libertà dei media, sono questi alcuni dei i temi trattati durante il convegno “Mercato Unico Digitale per l’Europa: opportunità per la Puglia e il Mezzogiorno”, che si è svolto oggi nello spazio 10 della Fiera del Levante. Cinque panel di incontri interamente dedicati ad approfondire la strategia per il mercato unico digitale, promossa dalla Commissione Europea a partire dallo scorso maggio, con l’obiettivo di liberalizzare il mercato digitale, che di fatto, allo stato attuale è costituito da tanti mercati quanti sono i Paesi membri, ed abbattere le differenze.
Organizzata dalla Commissione Europea di concerto con Regione Puglia, Europe Direct Puglia, Università degli Studi di Bari, Comune di Bari, Ordine dei Giornalisti, Fiera del Levante e Confindustria Puglia, la giornata di studi ha affrontato i temi del digitale a tutto tondo.
“Trovo fondamentale per il futuro dell’economia, e non solo quella digitale – è intervenuto il presidente della Fiera del Levante Ugo Patroni – la questione del digital divide e dell’accesso alla banda larga su tutto il territorio, con particolare riguardo al Mezzogiorno. Spesso il collegamenti internet ad alta velocità si fermano ai capoluoghi, tagliando fuori le province e le zone rurali. Questo è inammissibile. Le velocità dichiarate dai gestori, 7-8 mega, in realtà troppo spesso si fermano a 2 mega. Inoltre, oltra alla carenza delle infrastrutture digitali, c’è il problema dei diritti per le imprese e per tutti i cittadini: in Italia sono ancora da implementare le tariffe flat per tutti, e va notato che questa carenza rallenta anche la corretta utilizzazione dei siti internet. Il titolare di un sito internet è spesso disincentivato ad aggiornare contenuti e tecnologie perché non vede, neanche in prospettiva, un ritorno sugli investimenti”.
L’esistenza delle barriere regolamentari tra i Paesi membri impedisce ai cittadini, alle imprese e alle pubbliche amministrazioni di sfruttare appieno le potenzialità degli strumenti digitali: mentre internet e le nuove tecnologie trasformano il mondo in cui viviamo, interessando ogni aspetto della vita e ogni settore di attività, la burocrazia, allo stato attuale, non è in grado di “tenere il passo”.
Secondo Ennio Triggiani, direttore del Dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Bari, è intervenuto sul tema della “quinta libertà”, quella della libera circolazione dei dati. “Si tratta – ha commentato Triggiani – di costruire l’Europa libera attraverso l’agenda digitale della Commissione europea, che è la priorità fondamentale del Piano Junker”. Il Piano della Commissione Junker per il digitale, composto da 16 azioni chiave suddivise in tre pilastri, si pone l’obiettivo di cancellare le differenze regolamentari entro la fine del 2016, garantendo ai cittadini e alle imprese pugliesi ed europei di beneficiare delle tecnologie digitali in un quadro unico di mercato.
“Con la banda ultralarga – è intervenuta l’assessore allo sviluppo economico della Regione Puglia Loredana Capone – la Puglia sta costruendo le fondamenta che servono al mercato unico digitale, attraverso un’infrastruttura digitale che riguarda tutto il sistema pugliese, che entra nelle zone industriali delle città, nelle aree dove si trovano caserme e tribunali, nei luoghi di studio come le scuole e le università”.
La Puglia sta anche investendo per sostenere l’attività di innovazione che le imprese compiono al loro interno, con gli sportelli unici per le attività produttive, presenti nei comuni per utilizzare al meglio i sistemi interoperabili. L’agenda digitale è un obiettivo che servirà a contrastare l’analfabetismo digitale, arrivare nelle case di quella platea di persone, come ad esempio gli anziani, che non utilizzano internet, anche sostenendo lo sforzo delle imprese per contribuire a renderle più moderne utilizzando piattaforme tecnologiche.
“Vanno affinate le normative europee sulla repressione dei reati digitali – e adeguate le normative sull’accesso ai Big Data, le imprese che programmano bene hanno bisogno di sviluppare i cosiddetti “scenari di probabilità”, e per far questo necessitano di accessi veloci alle enormi banche dati, ad esempio per stabilire in anticipo quale sia il miglior prezzo previsto per l’acquisto di materie prime, e poter così precorrere l’andamento dei mercati”.
“Se l’Italia e in special modo il Sud arrancano – è intervenuto Giuseppe Abbamonte, direttore del dipartimento Trust and Security Unit della Commissione Europea -, l’economia digitale in Europa è già una realtà consolidata. Il 75% dei cittadini europei usa internet regolarmente. Due imprese europee su tre forniscono dispositivi mobili ai propri dipendenti. Il 15% delle piccole e medie imprese del vecchio continente vende prodotti o servizi online, e il 28% delle aziende fruisce della fatturazione elettronica”.
Entro il 2020, è emerso durante il convegno, il numero globale di dispositivi connessi alla rete salirà dai tredici miliardi di oggi a ben cinquanta miliardi. Per non parlare dei dati, anzi dei Big Data: il 90% di tutti i dati del mondo è stato creato negli ultimi due anni e il trend è destinato a continuare.