
OSSERVATORIO AGRI&FOOD DI CREMONAFIERE
MERCATI
La ripresa soffia sull’agroalimentare,
positivo il primo trimestre dell’anno
Parte con l’acceleratore il comparto agroalimentare italiano. Lo affermano Ismea e Unioncamere attraverso AgrOsserva, l’Osservatorio sul comparto relativo al primo trimestre del 2015. Nonostante un quadro complesso sia a livello nazionale che internazionale, risulta particolarmente positivo il dato delle vendite all’estero di prodotti agricoli e di alimenti e bevande trasformati, che incassano una crescita del 6,2% su base annua nel periodo gennaio-marzo 2015, registrando una dinamica particolarmente spinta rispetto allo scorso anno, specie per i mercati extraUe. Confortanti segnali di ripresa anche riguardo la domanda interna dopo la fase di prolungata contrazione dei consumi alimentari delle famiglie che, soprattutto nel 2013, aveva segnato un -3,1%. Le rilevazioni Ismea-Nielsen indicano un incremento degli acquisti alimentari domestici dell’1,4% nel bimestre gennaio-febbraio 2015 sullo stesso periodo dell’anno prima. Sul fronte dei prezzi agricoli, i primi tre mesi dell’anno fanno registrare nel complesso un rincaro di un punto percentuale su base annua e del 2,1% sul trimestre precedente, evidenziando dinamiche contrapposte tra comparto vegetale e zootecnico. Il primo risulta in crescita di quasi l’11% sui primi tre mesi del 2014 con punte del +71% per gli oli di oliva e il secondo in flessione del 9,1% con performance negative sia per i lattiero-caseari (-11,9%) che per gli animali avviati alla macellazione. Il tessuto imprenditoriale agricolo, sempre nel primo trimestre di quest’anno, si riduce a -9.034 imprese rispetto ai tre mesi precedenti portando a 744.906 le aziende del settore iscritte nel Registro delle imprese. Il calo più significativo si registra nel Mezzogiorno, dove la base imprenditoriale si assottiglia di -4.097 unità. Le difficoltà si associano fondamentalmente alle imprese che hanno una struttura organizzativa più semplice, dunque alle ditte individuali che rappresentano comunque l’88,3% delle imprese agricole italiane. Il saldo annuale dello stock delle imprese con questa forma giuridica, nel primo trimestre 2015, registra una flessione del 2,4%. Continuano invece a crescere le imprese con una natura giuridica più complessa, ovvero le società di capitali e quelle di persone.
LOTTA ALLA CONTRAFFAZIONE
Mipaaf e Alibaba, un accordo contro il falso made in Italy
Il ministero delle Politiche agricole ha siglato in questi giorni un accordo con il portale cinese di e-commerce Alibaba per proteggere i prodotti italiani da truffe e contraffazioni. Lo riporta il Corriere della Sera di domenica 14 giugno in un articolo firmato da Lorenzo Salvia pubblicato a pagina 28 del quotidiano milanese. Un accordo che fa seguito a un altro chiuso un anno fa con eBay che, da allora a oggi – scrive Salvia – ha messo a segno ben 300 interventi per bloccare le vendite di prodotti falsi o di italian sounding, pari a un valore di oltre 60 milioni di euro. “Solo nel settore agroalimentare italiano il fatturato del falso made in Italy supera i 60 miliardi di euro l’anno, in pratica il doppio di quanto il nostro Paese incassa con le esportazioni dei prodotti originali”. Dagli scaffali virtuali di Alibaba quindi spariranno il “Parmigiano con i buchi”, prodotto in Turchia, che veniva offerto in quantità industriale, tant’è vero che sull’annuncio il fornitore dichiarava una capacità di fornitura di 5 mila tonnellate al mese. Per non parlare della mozzarella sudafricana che garantiva una shelf live di due anni. “Ma coinvolto è anche il cosiddetto italian sounding – continua l’articolo – presunte prelibatezze che arrivano da altri Paesi ma con un nome che sembra italiano: il Barollo, il Brunello di Monticino, il Parmesan degli Stati Uniti che in Brasile diventa Parmesao e in Argentina Regianito. Fenomeni in crescita che, finalmente, ci vedono al contrattacco. L’Italia – ha dichiarato il ministro Maurizio Martina – è il primo Paese al mondo a poter vantare un modello di intervento a protezione dei suoi prodotti”. Verso la conclusione dell’articolo, Lorenzo Salvia si chiede come mai i due colossi dell’e-commerce, Alibaba e eBay, hanno deciso di fare questo passo. “Dietro i prodotti Dop e Igp – scrive – ci sono più di 300mila imprese. Per la loro valorizzazione, in Italia, sta per essere firmato un protocollo con la grande distribuzione. Ma nel resto del mondo la protezione di questi marchi è garantita dalla legge solo all’interno dell’Unione Europea, non fuori. Alibaba e eBay avrebbero potuto procedere a un oscuramento selettivo degli annunci, fermando le consegne solo verso l’Europa. Invece hanno scelto – una volta verificate le segnalazioni che arrivano dall’Ispettorato repressioni frodi del Ministero – di rimuovere del tutto gli annunci falsi. Finora questo avveniva solo per i marchi di alcune grandi aziende private”. Un accordo, indubbiamente, di cui andare fieri.
SUINI
Pessima a maggio la redditività degli allevatori,
cresce invece quella di macellatori e trasformatori
Un crollo decisamente inatteso, visto che nei due mesi precedenti a maggio la redditività degli allevatori aveva incassato il segno positivo. Secondo il periodico indice Crefis (Centro ricerche economiche sulle filiere suinicole) l’anello produttivo della filiera ha perso a maggio quasi l’11%. Ciononostante, rispetto allo stesso mese del 2014 la redditività si posiziona a un +4,9%. La causa del pessimo andamento rilevato a maggio va addebitato alla negatività del mercato, tant’è vero che rispetto al mese di aprile il prezzo registrato alla Cun dai suini pesanti è stato di -5%, con un prezzo che si è attestato a 1,255euro/kg. Un vero proprio crollo poi, se si considera la variazione tendenziale che arriva a segnare -14,1%. Così, mentre precipita la redditività degli allevatori, risale quella della fase di macellazione con un +4,9% su base congiunturale e un +11% su base tendenziale. Una buona performance, sottolinea Crefis nella sua analisi, però tutta basata sul lato dei costi, dal momento che a maggio il mercato dei tagli freschi, soprattutto in alcuni segmenti, è stato negativo. In calo infatti le quotazioni Cun delle cosce pesanti (-0,2% su aprile), mentre restano saldamente positive, +3,1%, le variazioni tendenziali. Calano anche le quotazioni delle cosce fresche pesanti destinate alle produzioni smarchiate con variazioni negative, rispetto ad aprile, dello 0,5%. Infine, la fase di stagionatura conferma il gap di redditività tra prosciutti Dop, in particolare il Crudo di Parma, e quelli generici. Ancora una volta i primi hanno scontato un calo del 13% per la tipologia leggera e del 4,1% per quella pesante. Riguardo il mercato dei prosciutti, ad aprile sono risultate stabili le quotazioni del Parma, quotato a 7,475 euro/kg nella tipologia pesante, mentre il confronto con l’anno scorso segna +1,7%. Prosegue il rialzo del prezzo del prosciutto di San Daniele che a maggio ha raggiunto 11,250euro/kg: +1,9% la variazione congiunturale e +3,2% quella tendenziale.
AGROENERGIE
Sulla bozza del Decreto-rinnovabili una bocciatura senza appello
La bozza del Decreto sulle rinnovabili predisposta dal ministero dello Sviluppo economico non piace. Ad esso, sul n. 22 della rivista L’Informatore Agrario, il direttore Antonio Boschetti dedica un’approfondita riflessione. “Senza modifiche sostanziali – scrive – il provvedimento, oltre a condannare a morte certa le energie legate al mondo agricolo e forestale, risulterebbe del tutto inutile: le tariffe onnicomprensive previste non consentono infatti il ritorno degli investimenti e l’effetto devastante si avrebbe anche sulle migliaia di posti di lavoro dell’industria dedita al settore. Non si capisce perché centinaia di migliaia di tonnellate di scarti agricoli e forestali non possano contribuire alla produzione di energia rinnovabile e sostenibile. (…) E’ il momento di favorire gli impianti piccoli alimentati a scarti agricoli, forestali e agroindustriali, in grado di integrare il reddito delle aziende zootecniche e agroforestali e di inserirsi perfettamente nel contesto territoriale, contribuendo a una maggiore sostenibilità ambientale dell’attività zootecnia e agroforestale. Se i funzionari del ministero dello Sviluppo economico si prendessero la briga di ascoltare gli agricoltori e di approfondire la questione, scoprirebbero che la trasformazione delle deiezioni animali in digestato consente di eliminare totalmente il problema delle emissioni odorigene e di migliorarne le performance nutrizionali, tanto da permettere la drastica riduzione della distribuzione di concimi chimici alle colture. (…) Le tariffe onnicomprensive per le agroenergie devono essere aumentate rispetto alle attuali proposte del Mise e differenziate per dimensione di impianto: le economie di scala giocano un ruolo pesantissimo soprattutto nel biogas, pertanto è necessario introdurre una tariffa intermedia tra 0 e 300 kWe per favorire i piccoli impianti. La dismissione del comparto delle agroenergie – conclude l’articolo Antonio Boschetti – sarebbe una sconfitta non solo per l’agricoltura, ma anche per l’industria a monte del settore e soprattutto per la politica e per questo Governo, che si dimostrerebbero sordi alle istanze della base e miopi nel valutare gli interessi del Paese”.
Flash dall’agroalimentare nazionale e internazionale
No ai pregiudizi sugli Ogm, sì alla ricerca scientifica
“Quella degli organismi geneticamente modificati è una materia che va affidata ai ricercatori e che richiede rigore scientifico. La scienza non deve intimorire e l’Italia non deve essere esclusa dai circuiti internazionali della ricerca”. Lo ha detto Antonio Boselli, della Giunta nazionale di Confagricoltura, intervenendo alla tavola rotonda indetta dal Dipartimento dei Sistemi giuridici dell’Università di Milano Bicocca sul tema “Ogm: davvero contro natura?”. Boselli ha inoltre osservato che “esiste uno stretto legame tra Ogm e sostenibilità, in termini di sicurezza alimentare, rispetto dell’ambiente, salvaguardia della salute. I progressi della scienza sono uno dei più grandi vantaggi che ci ha consentito la transizione alla modernità – ha concluso – Vietare in modo indiscriminato la ricerca sugli Ogm è un danno alle generazioni future”.
(Fonte: www.confagricoltura.it) (http://www.confagricoltura.it/ita/press-room_anno-2015-1/giugno-1/ogm-boselli-confagricoltura-l-italia-non-puo-rimanere-fuori-dai-circuiti-internazionali-della-ricerca.php)
La lotta agli sprechi alimentari produce solo vantaggi
Da un’analisi condotta da Coldiretti in riferimento al dibattito in corso sull’esigenza di ridurre gli sprechi, sollecitata dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo intervento a Expo, emerge che riducendo di appena il 25% gli sprechi di cibo degli italiani sarebbe possibile imbandire adeguatamente la tavola di circa 5 milioni di persone che in Italia sono costretti a chiedere aiuto per il cibo con pacchi alimentari o pasti gratuiti in mensa o nelle proprie case. Il sondaggio Coldiretti/Ixè evidenzia che tra chi ha tagliato gli sprechi, il 75% fa la spesa in modo più oculato, il 56% utilizza gli avanzi nel pasto successivo, il 37% riduce le quantità acquistate, il 34% guarda con più attenzione la data di scadenza e l’11% dona in beneficenza. (Fonte: www.coldiretti.it) (http://www.coldiretti.it/News/Pagine/395—12-Giugno-2015.aspx)
Mais nazionale, i prezzi non decollano
Secondo quanto riportato dai principali osservatori le scorte nazionali di mais sarebbero piuttosto abbondanti con una domanda sostanzialmente ferma. Il prodotto del Nord-Ovest continua inoltre a scontare le problematiche qualitative e sanitarie. Mentre dai dati del marcato di Bologna i prezzi del Nord-Est continuano a mantenersi stabili intorno a 160euro/t, a Milano le quotazioni sono passate dai 149euro/t di metà aprile ai 141euro/t di inizio giugno. Prezzi che non permettono di raggiungere il punto di pareggio per le aziende agricole, a cui si aggiunge il previsto incremento delle superfici seminate a soia. Riguardo l’andamento dei mercati internazionali la situazione è piuttosto volatile con il future di giugno del Matif oscillante tra 155 e 165euro/t. (Fonte: www.assomais.it ) (http://www.assomais.it/articoli/periodo-di-calma-piatta-i-prezzi-del-mais-nazionale.html)
Una convenzione per l’agricoltura tra Cia e Synagri tunisina
E’ stato siglato nei giorni scorsi un accordo tra il presidente nazionale della Cia, Dino Scanavino, e il presidente tunisino del Synagri, Ben Bêcher. Insieme, le parti svilupperanno una collaborazione sulle grandi tematiche e sfide che l’agricoltura e gli agricoltori devono affrontare in futuro. Per questo, Cia e Synagri promuoveranno un programma di scambi periodici tra le due organizzazioni sulle questioni legate al rafforzamento della sicurezza alimentare e, in questa cornice, al consolidamento del ruolo degli agricoltori nelle filiere agricole, a partire dal settore olivicolo e biologico. La convenzione sarà valida 3 anni ed è già operativa.
(Fonte: www.cia.it) (http://www.cia.it/news?p_p_id=visualizzaarticoli_WAR_visualizzaarticoliportlet_INSTANCE_FiFVNpMIQJX2&p_p_lifecycle=0&p_p_state=normal&p_p_mode=view&p_p_col_id=column1&p_p_col_count=1&_visualizzaarticoli_WAR_visualizzaarticoliportlet_INSTANCE_FiFVNpMIQJX2_articleId=939081&_visualizzaarticoli_WAR_visualizzaarticoliportlet_INSTANCE_FiFVNpMIQJX2_action=getArticolo)
Salta il voto al Parlamento europeo. Il negoziato sul Ttip si inceppa
Il voto della plenaria previsto per mercoledì 9 giugno scorso sul negoziato Ttip che vede confrontarsi Europa e Stati Uniti sul commercio e gli investimenti è stato rinviato. Lo si legge sulle pagine del Sole 24Ore del medesimo giorno che specifica che il rinvio del voto è stato determinato dal riconoscimento, da parte del presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, dell’impossibilità di far esprimere il Parlamento stesso con una forte maggioranza a sostegno della Commissione europea a causa delle divisioni fra Ppe da una parte e Socialisti e Democratici dall’altra. Questi ultimi infatti sono molto contrari al Dispositivo di protezione degli investitori esteri nelle dispute con gli Stati che prevede che le sentenze siano decise da tribunali extraterritoriali privati senza possibilità di appello, mentre il Ppe sostiene invece la posizione della Commissione europea, che propone un nuovo Dispositivo (Isds) modificato con una timida riforma. Il fascicolo è quinti tornato in Commissione europarlamentare commercio perché si possa lavorare ancora a un compromesso fra i maggiori gruppi. (Fonte: www.ilsole24ore.com) (http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2015-06-09/europarlamento-rinviato-voto-ttip-e-no-commissione-ogm-231715.shtml?uuid=ABHYkhvD)
A Bruxelles incontro sulle opportunità del biometano
A fine maggio il Consorzio Italiano Biogas (Cib) ha preso parte al convegno svoltosi a Bruxelles dal titolo “(Bio)Methane, the road to sustainable mobility” . All’evento ha partecipato la Fca e la Cnh Industrial che hanno supportato nell’organizzazione le associazioni europee del gas naturale per autotrazione (Mgva Europe) e del biogas (Eba) delle quali il Cib è membro esecutivo. Il convegno ha permesso a queste organizzazioni di mettere in evidenza il continuo impegno nella promozione del biometano come via alternativa per una mobilità sempre più sostenibile. In particolare, è stato illustrato il modello della Società agricola Principi di Porcia di Azzano Decimo (PN) che ha avviato negli anni un ambizioso progetto di sostenibilità, integrando le tradizionali produzioni vitivinicole e agroalimentari con diverse fonti di energia alternativa. (Fonte: www.cib.it)
Il calo non si ferma. Nel 2014 -6,6% di scrofe
Secondo il rapporto annuale Ipq-Ineq relativo al 2014 elaborato da Anas (Associazione nazionale allevatori suini), nel 2014 si è registrato un calo del numero delle scrofe nel circuito tutelato (Dop) pari al 6,6% e una contrazione del numero degli allevamenti con scrofe del 5%. La diminuita consistenza del parco scrofe ha determinato un calo del numero dei suini certificati nel circuito Dop dell’1,3% rispetto al 2013. Riguardo poi la previsione sul bilancio comunitario delle carni suine, l’elaborazione condotta da Anas su dati della DG Agricoltura Ue prevede che la produzione nella UE-28 nel 2015 rimarrà sostanzialmente stabile mentre l’importazione potrebbe subire un incremento dell’11,3%. (Fonte: www.anas.it) (www.anas.it/osservatorio/62D7952353E41E4DB31AED510F9409A2.PDF)
Troppo poche le aziende agroalimentari con il dominio “.it”
Sono solamente 62.061 (5,16%) su un totale di 1.203.465 (dati Infocamere) le aziende italiane del settore agroalimentare che hanno un dominio “.it”. Il dato è emerso al termine della ricerca “FINe: the Food in the net observatory” presentata a Expo nell’ambìto delle iniziative di Registro.it, l’anagrafe dei domini italiani gestita dall’istituto di informatica e telematica del Cnr di Pisa. “Il settore agroalimentare – afferma Domenico Laforenza direttore del Registro.it – è uno degli ambìti che maggiormente identifica il nostro Paese nel mondo che oggi passa da Internet e dalla Rete ed è quindi necessario che le aziende marchino il loro made in Italy anche scegliendo il suffisso nazionale”. (Fonte: www.agroalimentarenews.com) (http://www.agroalimentarenews.com/news-file/Solo-il-5-per-cento-delle-imprese-agroalimentari-ha-il-dominio–it.htm)
La Commissione ha detto sì al Clostat
Nel corso dell’ultima riunione del Comitato permanente per l’alimentazione animale, la Commissione europea ha votato a favore dell’autorizzazione dell’impiego del Clostat nelle galline ovaiole e da riproduzione, riconoscendo che il prodotto accentua la crescita ed è sicuro per gli animali, la salute umana e l’ambiente. “Siamo soddisfatti per la positiva decisione della Commissione europea – ha dichiarato il presidente della Divisione nutrizione e salute animale di Kemin in Europa, John Springate – questo voto supporta i test sul campo effettuati su milioni di uccelli. La decisione permetterà a Clostat di aiutare veterinari, agricoltori e nutrizionisti nel modo più efficace e conveniente al fine di mantenere la salute intestinale, migliorare i risultati e la redditività”. (Fonte: www.unaitalia.com) (http://www.unaitalia.com/UNAITALIAINFORMA/listacategorie/TabId/204/ArtMID/724/ArticleID/2839/L%E2%80%99Unione-europea-autorizza-il-Clostat-per-le-galline-ovaiole-e-da-riproduzione.aspx)
Sul tavolo le strategie da adottare contro la volatilità del prezzo del latte
I futures. Un’opportunità contro la volatilità del prezzo del latte. Lo riporta Matteo Bernardelli in un articolo apparso su Agronotizie.it, dando conto di quanto emerso al 5° Dairy Forum di Clal. Bernardelli scrive infatti che negli Stati Uniti, dove furono introdotti ai primi del Novecento come sistema per governare almeno in parte il mercato, solo nel 2014 sono stati tradati 1.778.029 contratti in future. “I futures – riporta Bernardelli citando l’intervento di Charles Piszczor, direttore Commodity research and product development Chicago mercantile exchange – prevedono circa 25 diverse strategie per la gestione del rischio e possono essere utilizzati come price discovery”. Questi strumenti finanziari però sono molto meno radicati in Europa e secondo Holger Thiele dell’Università tedesca di Kiel “da maggio 2010 sono stati sottoscritti 7.183 contratti sul burro, meno di 60 al giorno, pari complessivamente a 35.195 tonnellate di prodotto”. (Fonte: www.agronotizie.it) (http://agronotizie.imagelinenetwork.com/zootecnia/2015/06/12/latte-il-futuro-e-nei-futures/44497)