
Aquae Venezia 2015: al via i convegni scientifici
Riso “subacqueo”, in grado di resistere ad una alluvione, piante che vivono con poche gocce d’acqua, coltivazioni su terreni impregnati di sale. E’ così che si salveranno il pianeta e i suoi abitanti. Che saranno 9 miliardi nel 2050 e 11 miliardi nel 2100. La sfida è stata raccolta da tempo dalla comunità scientifica di tutto il mondo, che si è data appuntamento a Venezia, al padiglione dell’Expo per la prima sessione di incontri tutta dedicata al tema dell’alimentazione.
“Acqua, sicurezza alimentare e sostenibilità ambientale”, in programma il 6 e il 7 maggio, è il primo convegno scientifico internazionale di Aquae Venezia 2015 ed è curato della Fondazione Umberto Veronesi, in partnership con Novartis. Rientra nel ciclo d’incontri “Pianeta Vita”, i cui altri appuntamenti si terranno a giugno e ottobre. L’iniziativa, che vanta come relatori alcuni tra i principali esperti mondiali dell’acqua, prevede un biglietto d’ingresso di € 100 per i due giorni – complessivo di visita ad Aquae – ma per docenti e studenti delle università di Venezia Ca’ Foscari e IUAV è gratuito.
Al centro delle due giornate promosse dalla Fondazione Umberto Veronesi saranno i diversi temi legati al fabbisogno di acqua nell’agricoltura, in particolare il ruolo della ricerca di base e applicata nell’individuare e trasferire alle coltivazioni i caratteri genetici che conferiscono una migliore produttività. Verranno inoltre approfondite le conseguenze socio-economiche associate all’imminente aumento della richiesta di cibo. Aquae Venezia 2015 offrirà una panoramica aggiornata dei passaggi tecnologici che potrebbero contribuire a coltivare con una minore impronta idrica. Inoltre, si rivolgerà l’attenzione a fattori culturali, economici e sociologici che ostacolano il trasferimento di queste tecnologie sul campo.
Tra i principali relatori figurano: Channapatna Prakash, Professore di genetica delle piante, biotecnologia e genomica, Tuskegee University (US); Harald von Witzke Professore e Presidente International Agricultural Trade and Development, Humboldt – Universität zu Berlin (DE); Prabhu Pingali, Professore e Direttore, Tata-Cornell Agriculture & Nutrition Initiative, Cornell University (US); Dani Zamir, Professore, Facoltà di Agricoltura, The Hebrew University of Jerusalem (IL); François Tardieu, Direttore di Ricerca, Ecophysiology Laboratory of Plants under Environemental Stress, INRA Montpellier (FR).
CHIARA TONELLI, PRORETTORE ALLA RICERCA E PROFESSORE DI GENETICA – UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO, PRESIDENTE DEL COMITATO SCIENTIFICO – FONDAZIONE UMBERTO VERONESI.
“Abbiamo bisogno di cibo sufficiente per tutti, nutriente e sicuro” – sintetizza Chiara Tonelli, prorettore alla Ricerca e professore di genetica all’Università degli studi di Milano. – Perché già adesso quasi un miliardo di persone nel mondo soffre la fame cronica, mentre altri due miliardi di persone sono malnutrite, a fronte di uno spreco di cibo di 1 miliardo e 300 milioni di tonnellate all’anno. “
“Da qui l’importanza della ricerca perché non possiamo aumentare la superficie coltivabile se non vogliamo deforestare ancora e quindi impoverire il pianeta”, dice la prof. Tonelli, che ha assunto anche la presidenza del Comitato scientifico Fondazione Umberto Veronesi, partner di Aquae ad Expo 2015. E’ proprio lei che, assieme ad un’altra “guru” dell’ambientalismo, Gabriella Chiellino, dirigerà i lavori dei convegni scientifici internazionali in programma al Vega.
“Dobbiamo semplicemente copiare dalla natura – spiega la prof. Tonelli – Nel corso dei secoli abbiamo selezionato i pomodori migliori, le zucchine migliori, le arance migliori. Adesso nessuno di noi sarebbe più in grado di mangiare una mela o una arancia selvatica e anche il pomodoro selvatico ci appare non commestibile. Che cosa significa questo, che copiando la natura, che modifica geneticamente i suoi frutti, aggiungendo o togliendo geni, possiamo produrre meglio e per tutti. Peraltro, anche solo evitando le perdite, possiamo aumentare la produzione del 30 per cento. Le piante oggi sono soggette a stress ambientali notevoli, dalle alluvioni alla siccità. Perdiamo un terzo dei raccolti in questo modo, ebbene la ricerca può risolverci il problema. Faccio due esempi. Il primo. Julia Bailey-Serres, direttore del Center for plant cell biology all’università della California, ha isolato un gene del riso, che si chiama sub 1, resistente all’acqua. Il riso normale, se resta sommerso per 7 giorni marcisce, ma c’è un riso particolare che invece resiste tranquillamente alla sommersione. La prof- Julia Baily Serres, incrociando questa varietà resistente all’acqua, con una varietà di riso asiatico, produce un riso che non teme le piogge.
Il problema opposto, quello della siccità, lo abbiamo affrontato invece noi all’università di Milano. Le foglie delle piante hanno i pori, per dirla in modo semplice e cioè traspirano come noi, emettendo una parte dell’acqua che assorbono dalle radici. Che cosa abbiamo fatto noi? Abbiamo trovato il modo di chiudere un po’ i pori. La pianta traspira come prima, ma non perde tutta l’acqua e quindi ha bisogno del 30 per cento di acqua in meno. Lo ripeto, copiamo quel che fa e ha fatto la natura”.
E a chi prende paura appena si parla di Ogm, la prof. Tonelli dice chiaramente che nel corso di 10 mila anni l’uomo e la natura insieme hanno selezionato la frutta e la verdura che resistevano meglio al tempo e che giudicavano di qualità e sapore migliori.
“Non dobbiamo fare nulla di diverso, bisogna produrre di più e in modo consapevole, cioè senza distruggere il pianeta, cibi sani e nutrienti per tutti”.
(per saperne di più: www.aquae2015.org)