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PROGETTO FUOCO: L’ITALIA HA I BOSCHI MA BRUCIA LEGNA IMPORTATA SERVE UNA NUOVA POLITICA FORESTALE PER FAR RIPARTIRE LA FILIERA LEGNO-ENERGIA

Nonostante un terzo del Paese sia ricoperto da 10 milioni di ettari di boschi, superficie raddoppiata dagli anni ’50, e l’aumento del costo del riscaldamento tradizionale abbia fatto aumentare il numero di stufe e camini (6 milioni accesi questo inverno), l’Italia è il primo importatore mondiale di legna e pellet, con quasi 3 milioni di tonnellate e un aumento record nel 2013 del 15%.
A Progetto Fuoco, il salone leader mondiale per impianti ed attrezzature per la produzione di calore ed energia dalla combustione di legna, inaugurato oggi e in programma fino al 23 febbraio a  Veronafiere, le associazioni di categoria chiedono una politica boschiva nazionale, un piano per la riapertura delle segherie
e una valorizzazione del patrimonio boschivo come volano per la ripresa economica.
Il prelievo legnoso nazionale nell’ultimo decennio, di poco superiore agli 8 milioni di metri  cubi annui (dati Istat), è infatti equivalente a poco meno del 25% dell’incremento annuo, contro il 65% della media europea. Inoltre, l’attività di taglio rimane disomogenea, episodica e in molti casi distante dai centri di trasformazione industriale.
«Alla Pac, la Politica agricola comunitaria, non corrisponde una politica forestale comunitaria – dice Marino Berton presidente di Aiel, Associazione Italiana Energie Agroforestali – eppure la filiera legno energia in Italia comprende 80mila imprese per oltre 500mila lavoratori che potrebbero essere molti di più se ci fosse un piano nazionale di manutenzione boschiva con incentivi per la lavorazione in loco del legname che potrebbe arrivare nelle nostre stufe direttamente dall’Italia senza aver fatto il giro del mondo. Progetto Fuoco raccoglie il meglio della tecnologia, dell’innovazione e del design del combustibile di derivazione naturale, ed è la sintesi per eccellenza di quanto valga, nel Paese, l’intera filiera».
 
Progetto Fuoco, infatti, è la fiera internazionale di riferimento del comparto, dove trovare, all’interno di sei padiglioni, dai macchinari  per il taglio della legna e la produzione di pallet e cippato, alle stufe e alle caldaie,  fino a camini di design, con oltre 2.000 impianti in mostra, senza dimenticare gli  80 appuntamenti in calendario tra convegni, workshop e seminari di formazione per gli operatori.
Al taglio del nastro della 9ª edizione della rassegna, questa mattina, oltre a presidente di Aiel, Marino Berton, erano presenti il vice presidente vicario di Veronafiere, Damiano Berzacola, il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani, il presidente di Piemmeti Spa, Ado Rebuli, insieme all’assessore all’Energia della Regione Veneto, Massimo Giorgetti, all’assessore all’Ambiente del Comune di Verona, Enrico Toffali e al vice presidente della Provincia di Verona, Fabio Venturi.
 
«La Fiera di Verona, grazie a Progetto Fuoco   presidia un comparto che in Italia  vale oltre 5 miliardi di euro ed è strategico per il futuro del Paese in ottica di sostenibilità economica ed ambientale –  ha commentato il vice presidente vicario di Veronafiere Damiano Berzacola –. Rispetto alla precedente edizione, quest’anno le aziende partecipanti sono aumentate del 20%, toccando le 653 presenze qualificate da tutto il mondo».
 
 Il salone, infatti, è sempre più internazionale, come ha confermato nel corso dell’inaugurazione  Ado Rebuli, presidente di Piemmeti Spa, società organizzatrice della rassegna, partecipata al 70% da Veronafiere: «Tra gli stand abbiamo ben 248 espositori stranieri, pari al 33% del totale, in rappresentanza di ben 36 Paesi e con delegazioni commerciali di buyer anche da Stati Uniti e Giappone».
 
«Una fiera importante per l’economia, l’ambiente e il territorio» l’ha definita l’assessore all’Energia della Regione Veneto, Massimo Giorgetti annunciando la definizione di «specifiche iniziative nel settore entro il 2014, all’interno del Piano energetico regionale vigente».

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