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Nuovi modelli di business per il rilancio delle imprese artigiane

Individuare nuovi modelli di business  per rendere le imprese artigiane più competitive nella fase della internazionalizzazione. Emerge dallo studio condotto dall’Osservatorio Economico Provinciale e presentato alla Fiera del Levante.

“Le azienda artigiane –  ha detto Domenico Leogrande,  Professore associato di statistica dell’Uniba –  devono assicurare una netta  suddivisone tra la fase di produzione e quella di commercializzazione. Prevedendo per quest’ultima una esternalizzazione del servizio li dove il numero degli addetti sia esiguo. Questo è il modello che riteniamo idoneo per preparare le Pmi artigiane, alla fase di internazionalizzazione, oggi resa necessaria dalla crisi”.

Puntare sulla ICT è l’elemento decisivo per rilanciare il settore delle PMI, secondo Giuseppe Riccardi, vice presidente della Camera di Commercio di Bari per il quale “ Le aziende chiudono perché non reggono la competizione e non sono interessate in molti casi ad innovarsi”.
Il dato che emerge non è confortante: solo in Puglia dal 2009 al 2013 hanno cessato l’attività ben 2360 aziende nel settore manifatturiero, della produzione di mobili, della fabbricazione di legno e del tessile. In Provincia di Bari, il dato nello stesso periodo è altrettanto sconfortante (1283 le aziende avviate alla chiusura nel settore manifatturiero e delle costruzioni, 400 nel commercio) sebbene negli ultimi tre mesi le statistiche avvertono un segnale di ripresa del 20% nei settori della ristorazione, delle agenzie di viaggio, degli alloggi e dei servizi di noleggio.

“Nonostante la crisi e il dato sconfortante di Confesercenti dell’ultimo trimestre, c’è decisamente uno  spazio per invertire la tendenza”,  ha detto Onofrio

Resta, assessore alle attività produttive della Provincia di Bari.

Infatti, dallo studio condotto dall’Osservatorio Economico Provinciale emergono una serie di aspetti  utili al rilancio dell’economia. “Su un campione di 3000 PMI analizzate nella prima parte dello studio –  ha detto  Angelantonio Russo, professore associato di Economia e Gestione delle Imprese – è emerso che l’evoluzione della grande distribuzione sul mercato, ha inciso, ma non in maniera estremamente impattante sul piccolo commerciante. Tuttavia, il dato che emerge è che nell’ultimo trimestre le aperture da parte dei commercianti ambulanti superano di gran lunga quello dei negozi tradizionali”.

A Fabio Manca, professore aggregato di statistica, è stata affidata la seconda parte della ricerca,  che si basa sulla  analisi dell’impatto delle tecniche di marketing urbano, sullePMI. “Rivitalizzare il centro storico urbano – ha detto –  presenta vantaggi notevoli per dare nuova linfa alle attività commerciali. Sui 4 comuni campione individuati, Turi, Gioia del Colle, Cellamare e Casamassima abbiamo riscontrato che una maggiore fruibilità dei centri da parte dei cittadini determina un impatto positivo per le attività aperte al pubblico”.

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