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Rassegna stampa

Il Sole 24 ore

14/09/2008 - IL SOLE 24 ORE

Effetto Expo. Il Comune vuole spostare il quartiere ippico fuori Milano - Le manovre dei gruppi real estate

I capitali maltesi verso San Siro

di Marco Alfieri

Sul piatto 180 milioni per l'acquisto da Snai dell'impianto del trotto - CHI SI MUOVE I grandi developer come Ligresti e Pirelli Re hanno in portafoglio diverse attività tra Boscoincittà e Parco Sud - LA PARTITA Uno spazio verde da oltre un milione di metri quadri che da piazzale Lotto attraverso il Parco di Trenno si salderà con la Fiera Marco Alfieri
MILANO
La scadenza è fissata per sabato 20 settembre. Entro quel giorno Snai, la società italiana di gestione scommesse e concorsi a pronostici, dovrà decidere se accettare o far cadere un'offerta di acquisto sui terreni del quartiere ippico milanese di San Siro (ad eccezione del galoppatoio sottoposto a vincolo monumentale) depositata a inizio estate da una fondazione con sede a Malta partecipata da ricchi businessman attivi nel mercato dei gioielli. La fondazione in realtà si muove, dal punto di vista finanziario, per conto di alcuni grandi proprietari milanesi di purosangue che puntano a comprare le aree di San Siro per valorizzarle ad uso ippico blindandole dal rischio speculazione.
L'offerta è di 180 milioni di euro e comprende le piste di allenamento Trenno (sottoposta a vincolo delle Belle Arti) e Maura, le scuderie Rospigliosi e l'impianto del trotto, di fianco allo stadio Meazza. D'altronde tutto il quartiere ippico, dopo la conquista dell'Expo 2015, è al centro di numerosi appetiti immobiliari. Si tratta di uno spazio verde di oltre un milione di mq che da piazzale Lotto si salda con il parco di Trenno, in asse con le aree dove sorgerà il sito espositivo (sui terreni dei Cabassi e di Fondazione fiera), il nuovo ospedale Sacco, Bovisa, Cascina Merlata e Farini.
Un microcosmo fatto di piste, scuderie in stile chalet normanno e mascalcie che se il nuovo Piano di governo del territorio dovesse cambiarne la destinazione d'uso, attraverso il meccanismo della perequazione diffusa, potrebbe diventare un grande affare. L'idea del comune è infatti di rivitalizzare l'intera zona, facendo dello stadio un punto di aggregazione non solo la domenica. Dunque una zona verde con negozi, servizi, sporting club, alberghi, uffici e appartamenti, trasferendo fuori città (l'assessore Masseroli starebbe pensando a Muggiano) il quartiere ippico. A San Siro resterebbe solo il galoppo, considerato strategico da Snai, proprietaria delle aree.
Palazzo Marino conta così di arrivare a un accordo di programma entro pochi mesi, per fare del quadrante il corridoio verso l'Expo, con tanto di passaggio della via d'acqua e della linea 5 della Mm Garibaldi-San Siro. La volontà del comune va esattamente incontro ai piani di Snai, che nel '95 compra da Montedison per 160 miliardi l'ippodromo di San Siro, quello di Montecatini e alcune partecipazioni nel circuito di Capannelle (Roma) e di Pisa. E che adesso vorrebbe vendere gli impianti ippici spostandoli fuori città per costruire nuovi edifici nelle aree liberate. A confermarlo è stato il presidente del gruppo, Maurizio Ughi, che a maggio incarica la società Varo di Roberto Losito (ex presidente di Euromilano), di verificare con palazzo Marino se esistono le condizioni per avviare l'operazione immobiliare.
L'offerta dei Maltesi, che vale circa il doppio del prezzo pagato da Snai a Montedison, in teoria arriva al momento giusto, anche se la vocazione non è quella di smantellare il quartiere bensì di potenziarlo. Ma per una società come Snai, che vuol dismettere in un momento in cui il settore ippico è in recessione, dovrebbe essere secondario. Solo in teoria, però. Il 20 settembre infatti è ormai vicino e il Comitatone di San Siro, che raggruppa i rappresentanti di allenatori, allevatori, artieri e proprietari e che già nel 2004 vinse la battaglia per sottoporre a vincolo il galoppatoio e la pista Trenno, sente puzza di bruciato.
Il motivo? Nell'ultima versione del Pgt l'area degli impianti ippici è messa a destinazione d'uso «riqualificazione», non più «sport». Come dire che si riapre la partita su quelle aree sottoposte solamente a vincolo urbanistico e non monumentale, il che potrebbe indurre legittimamente Snai a rifiutare l'offerta dei maltesi a vantaggio di maggiori realizzi eventualmente offerti dai grandi developer, che negli anni hanno acquistato terreni agricoli a basso costo scommettendo sui cambi di destinazione d'uso che con l'Expo potrebbero accelerare. Soprattutto Ligresti e Pirelli Re (che nel 2002 ha rilevato Edilnord da Fininvest) hanno in portafoglio numerose aree in zona Trenno, Boscoincittà e Parco sud.

Lo stadio del trotto eredità di Montedison
155
ettari
Il quartiere ippico milanese si estende su una superficie di 155 ettari e comprende il galoppatoio, lo stadio del trotto, le due piste di allenamento Maura e Trenno, e le scuderie.
2.000
addetti
Il quartiere ippico di San Siro occupa circa 2mila addetti
tra indotto agricolo, allevatori, allenatori, artieri e stallieri, maniscalchi, veterinari, fantini e bookmaker. I cavalli che gravitano nelle scuderie attigue sono circa 900.
160
miliardi di lire nel '95
I terreni appartengono alla Snai, che nel 1995 ha acquistato la società Trenno da Montedison per 160 miliardi di lire, insieme all'ippodromo di Montecatini e alcune partecipazioni del circuito delle Capannelle di Roma e di Pisa.
4
impianti
Sono quattro gli impianti milanesi oggetto delle trattative. L'offerta della fondazione maltese che scade il 20 settembre vale 180 milioni di euro e riguarda lo stadio del Trotto, le due piste Maura e Trenno e le scuderie Rospigliosi.

Marco Alfieri

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