Aefi - Associazione esposizioni e fiere italiane
Rassegna stampa


09/11/2006 - IL SOLE 24 ORE
Paesaggi della conoscenza - Recuperare aree di vaste dimensioni non è mai operazione semplice per costi e tecniche. Ma ci sono anche le eccezioni
Rho-Pero, cronaca di una bonifica
di Cristina Forghieri
L'area che ospita il nuovo polo esterno della Fiera di Milano rappresenta per la dimensione dell'intervento, la tempistica e le tecnologie impiegate, un esempio di eccellenza DI CRISTINA FORGHIERIRecuperare aree di vaste dimensioni, compromesse da processi produttivi particolarmente inquinanti, come nel caso del petrolchimico, non sono mai operazioni semplici. Comportano tecniche di bonifica complesse, quasi sempre progettate ad hoc, costi milionari e tempi, se non biblici, molto lunghi: sia delle fasi di indagine e di quelle realizzative che dei processi decisionali. Poi ci sono le eccezioni. Come la bonifica dell'area Rho-Pero, che ospita il nuovo polo esterno della Fiera di Milano e che rappresenta - per la dimensione dell'intervento, realizzato su un'estensione di 130 ettari, la tempistica, le tecnologie impiegate e il coordinamento con gli enti interessati - un esempio di eccellenza, anche nel panorama internazionale.
La storia inizia nel 1992 con la chiusura della raffineria Agip e la successiva messa in sicurezza degli impianti. Nel 1994 viene approvato dalla Regione Lombardia l'accordo di programma relativo al nuovo polo fieristico, mentre iniziano le indagini ambientali, che dureranno sino al '98, per verificare i livelli di inquinamento del suolo e della falda freatica. A essere incaricata sia delle indagini preliminari che delle successive opere di bonifica è la Foster Wheeler Italiana, capofila del gruppo in Europa per gli interventi sull'ambiente. L'accelerazione delle fasi conclusive del progetto avviene nel 2000 e coincide con l'approvazione del l'atto integrativo al contratto di programma, che risolve i nodi operativi e finanziari ancora esistenti tra i soggetti.
Il risultato è il completamento delle nuove strutture fieristiche e della bonifica dell'intera area in poco più di quattro anni, che rappresentano tempi record nell'esperienza non solo italiana.
Ma come si realizzano e con quale percorso gli interventi di bonifica? Per quanto riguarda lo stato di contaminazione dell'area ex-Agip - come spiega Daniele Arlotti, responsabile delle bonifiche suoli e falde della Foster Wheeler Italiana - sin dalle primi indagini esplorative la situazione era apparsa molto complessa per la presenza diffusa di differenti tipi di inquinanti (composti leggeri, medi e pesanti derivanti dalla raffinazione del petrolio) nei diversi strati del suolo e nella falda freatica superficiale, mentre non risultavano contaminate le falde profonde: «Questa eterogeneità di elementi - prosegue - ha comportato l'impiego di più e diverse tecnologie di bonifica per il trattamento del sottosuolo, tutte progettate e realizzate dal gruppo Foster Wheeler. Mentre per la messa in sicurezza della falda sono state costruite inizialmente tre barriere di 29 pozzi di emungimento e successivamente 170 pozzi per la depurazione in-situ delle acque contaminate».
Dopo i test di prova realizzati in alcune zone pilota dell'area, nel 1999 iniziano i lavori di bonifica che avrebbero dovuto terminare, secondo un programma "a tappe", entro il 2006. A fine di quello stesso anno viene però chiesto dalla Regione di accelerare gli interventi in modo da completare il risanamento entro il 2003 e la costruzione della nuova fiera entro il 2004. Il nuovo calendario è rispettato e la Fiera potrà essere inaugurata nel marzo 2005. Ovviamente la revisione dei tempi non è stata priva di conseguenze: per Foster Wheeler ha comportato la progettazione e l'esecuzione di attività integrative, come lo scavo di ampie trincee e il ricorso a tecnologie di ossidazione termica per il trattamento più veloce del materiale da scavo. Ma anche l'elaborazione di una pianificazione integrata dei lavori e dei programmi di sicurezza per i lavoratori impegnati sull'area, dato che a un certo momento (ed è stata un'esperienza senza precedenti in Europa) i cantieri di bonifica e i cantieri edili si sono trovati a lavorare in contemporanea. A questo scopo, oltre alle consuete norme e dispositivi di sicurezza adottati negli interventi di decontaminazione e la formazione per gli addetti esterni, è stato predisposto un sistema permanente di monitoraggio della qualità dell'aria ambiente, che ha permesso di garantire sempre la tutela sia dei lavoratori che degli abitanti della zona.
Per quanto riguarda le tecnologie di bonifica - che variano in funzione della natura degli inquinanti (caratteristiche chimico-fisiche, grado di tossicità e così via) e delle caratteristiche del sito (profondità ed estensione della contaminazione, presenza di falde acquifere, target di decontaminazione da raggiungere in funzione dell'uso finale del sito e delle disposizioni normative) - nel caso di Rho-Pero sono state utilizzate, insieme alle tecnologie di tipo chimico-fisico e termico, soprattutto tecnologie di tipo biologico (Bioremedation). Tali tecnologie sono basate sulla capacità naturale dei microrganismi presenti nel suolo e nelle acque di far degradare le sostanze inquinanti: capacità che viene poi accelerata con interventi ingegneristici e tecnologici. Entrambe, biologiche e non, sono state applicate sia direttamente nel sito che nel trattamento fuori dal sito del terreno asportato (in poco più di un anno sono state trattate circa 350mila tonnellate di terreno). «In particolare - spiega Arlotti - per l'estrazione dei vapori di idrocarburo dagli strati di terreno è stata impiegata la tecnologia del Soil Vapor Extraction, che ha consentito di rimuovere oltre 90Kg al giorno di idrocarburi, mentre attraverso la circolazione forzata di aria nel sottosuolo, operata dal Bioventing, si è accelerata la degradazione degli idrocarburi da parte dei microrganismi naturalmente presenti. Anche per il trattamento delle acque di falda abbiamo optato per le tecnologie di ossigenazione in-situ, come il Bio Sparging».
I fattori di successo dell'intera operazione, per Arlotti, sono stati più d'uno: dal ruolo attivo e partecipe degli enti interessati, coordinati dalla Regione Lombardia, all'approccio collaborativo, che ha portato alla creazione di un team integrato di Alta sorveglianza composto dal management di Foster Wheeler, che aveva il ruolo di general contractor, e da quello di Sviluppo Sistema Fiera.
Altro fattore importante è stata la scelta del metodo (confronto comune e congiunto su tutte le fasi), degli strumenti di lavoro (riunioni periodiche, audit e reporting cadenzati) e del sistema di programmazione e controllo informatizzati del progetto, che ha consentito la verifica in tempo reale di circa 5mila diverse attività.
I numeri dell'intervento
4,5
In milioni i metri quadrati di sottosuolo trattato in-situ
30
I chilometri di tubazioni di collegamento dei sistemi di bonifica
90 mila
Il numero di analisi chimiche delle matrici ambientali (suolo, sottosuolo, acque sotterranee)
4 mila
I campioni di suolo prelevati e analizzati
1000
I sondaggi ambientali effettuati
500 mila
I metri quadrati di materiale di risulta dalle demolizioni civili, dagli scavi e dalla bonifica riutilizzati per la costruzione del nuovo Polo fieristico.