Aefi - Associazione esposizioni e fiere italiane

Rassegna stampa

Il Sole 24 ore

11/02/2012

Web. La fiera con 160mila visitatori virtuali e 135 operatori reali

A Vip Art Fair non si compra

di Irina Zucca Alessandrelli

La chat paralizza la curiosità e alle gallerie chiesti solo i prezzi

Si è chiusa l'8 febbraio la seconda edizione della VIP Art Fair, la prima fiera di arte contemporanea online, che l'anno scorso non aveva convinto per il crash tecnologico, per i troppi visitatori a trenta minuti dall'inizio. Quest'anno la tecnologia non ha dato problemi dopo l'investimento di 1 milione di dollari da parte di Selmo Nissenbaum, collezionista brasiliano, partner in Personale Investimentos e Philip Keir, collezionista australiano e fondatore di NextMedia che finanzierà anche le prossime fiere online: VIP paper, VIP photo, VIP Vernissage. Però, rispetto all'entusiasmo della prima edizione, quest'anno si è registrata una certa lentezza. La fiera con 1.500 lavori di 1.100 artisti è rimasta aperta 24 ore al giorno per sei giorni, per andar incontro a vari fusi orari dei 135 galleristi da 35 Paesi, le visite (click sulla fiera) sono state 160mila, ma sporadiche. Molti galleristi hanno lamentato (anche su Twitter) la scarsa partecipazione del pubblico e la mancanza di curiosità sul lavoro dell'artista, e la sua storia, informazioni che un gallerista fornisce in fiera e che invece, con la chat, spariscono. Il fatto poi, che sotto ogni opera ci fosse solo il range di prezzo, ha fatto coincidere quasi totalmente le domande del pubblico sulla cifra esatta. Quello che questa fiera online taglia sono i costi dello stand di una fiera normale, dei trasporti delle opere e del viaggio dello staff. Per uno stand alla Vip Art Fair si è speso dai 3mila $ (circa il costo di una pubblicità su un mensile) ai 20mila $, a seconda della categoria. Si va dagli spazi «Emerging» dedicati alle giovani gallerie a «Premier Large» per i capisaldi del mercato, da Gagosian a Zwirner. Molti galleristi – tra cui Lisa Cooley di New York, Chambers Fine Arts di New York-Pechino, Brand New Gallery di Milano, Limoncello di Londra –, che hanno aderito per farsi conoscere, sono stati soddisfatti, apprezzando il fatto che chi clicca su un'opera lascia in automatico la propria email. Mentre, la gallerista Raffaella Cortese ha trovato l'operazione riducibile ad un bel sito, simile a quello di ogni galleria, che in più implica un grandissimo dispendio di fatiche per inserire i dati e le immagini richieste e non porta al rapporto di stima duratura che nasce dal vivo tra gallerista e collezionista. Inoltre, per Francesca Kaufmann di Milano, contenta per aver trovato collezionisti arabi e sudamericani e per aver venduto anche un'installazione della marocchina Latifa Echakhch a 20mila euro, la selezione delle gallerie è stata minore rispetto al 2011 e grossi nomi come Sadie Coles di Londra, tra i primi promotori della fiera, non hanno partecipato. Mentre, per Tucci Russo da Torre Pellice, la fiera dovrebbe creare rapporti con istituzioni e musei, del tutto inesistenti.
Piccole e medie vendite ci sono state per tutti, ma per la maggior parte dei galleristi questa fiera resta un esperimento che può affiancare, ma non prendere il posto di un incontro dal vivo in fiera o in galleria.
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Irina Zucca Alessandrelli

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